di Ugo Perugini-
La Triennale non vuol dire sempre design e mostre impegnative. Qualche volta è giusto lasciare spazio alla fantasia. E chi meglio di Topolino, il personaggio più importante della famiglia Disney, può farlo?
Topolino, poi, ha quasi l’età della Triennale: nel 1930 sono arrivate in Italia le prime storie del topo e, inoltre, chi non ricorda che una delle auto di piccola cilindrata, la 500, prodotta dal 1936 al 1955, tra le più amate dagli Italiani, è stata battezzata proprio con il suo nome?
Alla Triennale piccoli e grandi potranno ammirare venti statue di Topolino colorate in modo diverso dai creativi dei vari marchi che hanno sponsorizzato l’iniziativa.
Ma non dimentichiamo che l’operazione ha anche finalità benefiche. A novembre infatti la grande società di aste Sotheby’s proporrà in vendita ai migliori offerenti tali statue e il ricavato andrà a favore di ABIO Italia Onlus che realizza spazi a misura di bambino negli ospedali italiani.
A presentare la Mostra, un personaggio di tutto rilievo, il filosofo Giulio Giorello che ha ricordato come il fumetto di “Topolino” sia stata una delle sue prime letture, sulle quali ha imparato la lingua e ha anche conosciuto (in chiave parodistica) il grande Dante. Il fumetto ha il pregio di unire lettura e immagini, secondo delle sequenze temporali e facilità la curiosità e l’apprendimento dei bambini.
Ma Topolino è stato anche un personaggio che provenendo dagli Stati Uniti ha portato una ventata di libertà. E grazie ai disegnatori e agli sceneggiatori italiani si è potuto adattare ai nostri costumi. Ricordiamo che Topolino non piace solo ai bambini, anche gli adulti lo leggono volentieri. E’ un topo (uomo) onesto, leale, si impegna a favore della giustizia, trionfando sempre. E’ ottimista e positivo. E, di questi tempi, sono doti che non guastano.