Sarà nelle sale (oltre 260 in tutta Italia) il 3,4,5 ottobre, il docufilm “Tiziano. L’impero del colore”, diretto da Laura Chiossone e Giulio Boato e scritto da Lucia Toso e Marco Panichella. Un’opera cinematografica che ripercorre la vicenda di Tiziano attraverso l’analisi delle sue opere e degli avvenimenti più importanti della sua lunga vita.
Entrare nella vita di un pittore come Tiziano, che è il principale esponente del Rinascimento veneziano, significa anche apprezzarne le eccezionali doti di imprenditore. Veniva da Pieve di Cadore, ma approdando a Venezia rinunciò alla carriera notarile che poteva offrirgli la sua famiglia, per dedicarsi alla pittura, sfidando i grandi artisti che già operavano lì, Carpaccio, Lotto, Bellini, presso il quale studiò insieme al Giorgione, che divenne suo grande amico.
Imprenditore brillante e lungimirante
Tiziano aveva il senso degli affari. Era ambizioso, arrivista. Quando aprì la sua bottega si circondò di abili collaboratori, ma ogni opera che usciva dal suo studio doveva sempre avere il suo imprimatur e soprattutto possedere il suo tocco finale.
Accettava diversi lavori contemporaneamente ma selezionava con attenzione i tempi di consegna delle sue opere anche per renderle più preziose e ricercate. Aveva le idee chiare: aspirava a fare una scalata sociale, diventare pittore di Stato della Serenissima e scrisse anche al Consiglio dei Dieci, quando ancora era uno sconosciuto, per ottenere un vitalizio allo scopo, come scriveva, di “acquistare qualche poco di fama e lasciar qualche memoria in questa città”. Modesto e ambizioso al contempo. E, alla fine, ci riuscì alla grande.
Ma la mossa decisamente vincente fu appoggiarsi a un personaggio di successo come Pietro Aretino, letterato brillante e irriverente, che divenne suo amico e “promoter” privilegiato, e seppe aiutarlo ad entrare negli entourage più prestigiosi per patrocinare i suoi lavori e ottenere grandi e lucrose committenze.
Ma Tiziano di suo era in grado di gestire abilmente le relazioni con coloro che contavano e sapeva anche muoversi autonomamente nell’ambito del potere, sfruttandolo nel modo migliore per circondarsi di persone fidate sempre pronte a favorirlo. Infine, colse il momento opportuno per investire parte dei proventi della sua attività pittorica nel settore del legname, diversificando proficuamente i propri investimenti.
Un genio innovativo in pittura
Questa inedita abilità imprenditoriale si affianca peraltro ad una capacità creativa eccezionale, ad un gesto virtuosistico nella pennellata che, grazie a una nuova tecnica pittorica, rappresenta il suo vero e proprio marchio di fabbrica. Lui non si avvaleva di un disegno preparatorio tratteggiato sullo sfondo ma lavorava direttamente sulla varietà e sulla sfumatura di colore per dare rilievo alle forme, facendo in modo che il colore, grazie alla sua formula e densità, trattenesse il più possibile la luce.
E quando si parla di colori nessuno dimentica il suo famoso “rosso”, una tonalità calda, accesa, che a seconda dei contesti cambiava di significato: dalla passione alla sensualità, al potere.
La fama di Tiziano si diffuse in Italia nelle corti più importanti da Ferrara a Urbino, da Mantova a Roma, fino alla Spagna di Carlo V e del figlio Filippo II. Si dedicò ai ritratti, a opere mitologiche e religiose, a pale d’altare, tenendo fede al suo motto “l’arte è più potente della natura”.
In che senso si può interpretare questa sua affermazione? Nel film, accanto ad alcune modelle in carne e ossa che posano e si muovono sulla scena, si sovrappongono alcune delle immagini delle opere più importanti di Tiziano che raffigurano il corpo femminile. E così è possibile cogliere il passaggio dalla realtà della natura fisica, corporea, alla capacità evocativa e alla potente sensualità che i dipinti di Tiziano trasmettono.
E la donna in queste opere non perde, anzi acquista, dignità, forza, autorevolezza. Come in effetti fu in realtà, quando a Venezia le donne seppero conquistare una grande autonomia rispetto agli uomini, spesso lontano per affari o impegnati in guerre, in forza della loro capacità di gestire gli affari e sapersi imporre con l’intelligenza e il fascino della loro prorompente bellezza.
La grandezza di Tiziano e delle sue opere
Tanti sono gli esperti d’arte, i critici che di volta in volta nel docufilm illustrano le opere e la vita del Cadorino. Interessante anche il contributo di Brunello Cucinelli, imprenditore molto sensibile alla cultura e all’arte, che coglie l’unicità di un’artista, che fu anche un oculato gestore del suo successo e della sua fama.
Persino il re Carlo V ammirava il grande artista. In posa per un ritratto che Tiziano gli stava realizzando, il monarca si abbassò a raccogliergli un pennello che gli era caduto. Sembrava un gesto non adatto a una autorità imperiale, ma si dice che il re a questa obiezione abbia risposto: “Principi ne abbiano a non finire, ma di Tiziano ne abbiamo uno solo”.
Tra le numerose opere di Tiziano analizzate nel docufilm ci si sofferma soprattutto su alcune delle più famose, come “Amor Sacro e Amor Profano” (1515), conservato alla Galleria Borghese, che raffigura due donne, una abbigliata e l’altra nuda, sedute sui bordi di una vasca di marmo.
L’”Assunta”, la pala d’altare alta quasi sette metri, che si trova nella Basilica dei Frari a Venezia, una rappresentazione di grande impatto teatrale, innovativo anche dal punto di vista religioso.
Poi l’opera “Danae e la pioggia d’oro” che riporta un famoso episodio mitologico, cioè il momento dell’amplesso tra Giove, sotto forma di una pioggia d’oro, e Danae. Il lavoro portato a Roma nel 1545 da Tiziano rappresenta una donna nuda così provocante che, come dirà Monsignor della Casa, “faria venire il diavolo addosso…”.
E poi i numerosi grandi ritratti di Tiziano nei quali l’artista era in grado di cogliere il carattere e le emozioni più autentiche dei soggetti rappresentati. Fino alle ultime opere come “La sepoltura di Cristo” in cui la sua pennellata si fa più larga e densa, come una specie di patina che crea una atmosfera pesante di dolore.
Tiziano ebbe una lunga vita (88 anni), anche lui morì di peste come l’amico Pietro Aretino, sposò Cecilia, che riprodusse in numerose opere, e da lei ebbe tre figli, tra i quali l’amata Lavinia, che fu modella per suoi diversi dipinti e che morì molto giovane.
Il docufilm, che nasce da un progetto originale di Nexo Digital, è una produzione Sky, Kublai Film, Zetagroup, Gebrueder Beetz e Arte ZDF, e merita di essere visto. Il lavoro, infatti, è impreziosito da un attento uso delle luci e da una fotografia eccellente, con inquadrature innovative e suggestive e una ricerca appassionata dei particolari e la valorizzazione dei colori che sono la parte distintiva dell’opera di Tiziano.