venerdì, Aprile 26, 2024
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IL TEATRO ALLA SCALA E ALCUNI RICORDI

di Carlo Radollovich

Ci siamo lasciati alle spalle una splendida “Tosca”. L’ottima regia di Davide Livermore ha contribuito notevolmente a lanciarla anche in tv con quasi tre milioni di spettatori (un autentico record).

Sotto il profilo artistico, a parte lo sbaglio di una battuta nel rivolgersi a Scarpia, ove Anna Netrebko ha erroneamente cantato “Chi mi assicura” anziché “Voglio avvertirlo io stessa”, il soprano ha saputo trionfare non soltanto nel classico “Vissi d’arte”, ma anche nel duetto finale d’amore che rende vana l’ultima illusione relativa alla fucilazione fittizia del povero Cavaradossi. Quest’ultimo ha interpretato l’opera in modo assai armonioso mettendo in mostra una voce dai toni melodiosamente marcati e soprattutto sicuri.

Ci si chiede se alle prime della Scala tutto sia sempre filato via in modo liscio. Purtroppo non è così. Ricordiamo i fischi rivolti a Mirella Freni nella parte di Violetta ne “La traviata” (1963). La sua impostazione vocale venne ritenuta buona, ma nell’affrontare due re bemolli a proposito del “gioir”, dapprima stentò nel modulare la voce e poi purtroppo incorse in una stecca. Si verificò una consistente disapprovazione da parte del pubblico.

Ricordiamo pure che nel 1976 era presente un cast di tutto rispetto nell’Aida di Verdi con la Caballé e la Bumbry nei ruoli di Aida e Amneris. Accadde purtroppo che il grande Carlo Bergonzi, nell’affrontare nella parte di Radames la romanza “Se quel guerrier io fossi”, ebbe un sensibile abbassamento di voce. Dal loggione piovvero fischi, tanto che il tenore si rifiutò per sempre di tornare alla Scala.

Nel 1983, Pavarotti fu decantato interprete nella “Lucia di Lammermoor” e risultò impeccabile nell’affrontare il personaggio di Edgardo. Tuttavia la sua voce si affievolì nella “bell’alma innamorata” mostrando un marcato affaticamento negli acuti. I loggionisti fischiarono mentre severe note vennero indirizzate al tenore anche da parte della tv.

Nel 1989, Catia Ricciarelli (per la verità mai molto amata dal teatro milanese) iniziò in modo alquanto traballante il duetto con il padre nel corso del terzo atto della “Luisa Miller”. Il pubblico disapprovò e quasi non la lasciò terminare. Da quella volta la Ricciarelli non fece più ritorno alla Scala e Pippo Baudo, nel backstage del dopo-serata, prese a calci un loggionista…

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