di Carlo Radollovich
Ci siamo intrattenuti più volte sul fenomeno emigrazione verso il Canton Ticino (a livello stagionale oppure frontaliero) di nostri lavoratori che si sobbarcavano e si sobbarcano tuttora non pochi sacrifici, a volte con un dispendio di energie tutt’altro che contenuto, con la finalità di raggiungere, nelle loro intenzioni, almeno un pizzico di remunerazione in più per assicurare alle proprie famiglie un reddito almeno dignitoso. Tuttavia, constatazioni piuttosto amare ci dicono che gli stipendi dei nostri emigranti risultano molto più contenuti rispetto agli svizzeri, da 300 sino a 1000 franchi in meno.
Al di là di questi sconcertanti dati, vorremmo oggi occuparci di un trend inverso, ossia desidereremmo prendere in considerazione quegli svizzeri che, ritenendo troppo cara la Confederazione elvetica per determinati acquisti, ritengono opportuno trasferirsi in Lombardia. E’ anzitutto significativo sottolineare che, mentre nel 2014 i ticinesi “emigrati” verso l’Italia erano circa trecento, a fine 2018 risultavano quasi cinquecento.
Secondo una recente indagine, sarebbero ora cinque ticinesi su dieci, tra coloro che appartengono al ceto medio-basso e che hanno risposto a specifiche domande, ad aver preso in considerazione l’eventualità di venire a vivere nel nostro Paese. Perché insoddisfatti del proprio stipendio ? Certamente sì, anche perché, qualora le persone interpellate mirassero ad acquistare un appartamento o comunque intendessero raggranellare qualche risparmio aggiuntivo, incontrerebbero grosse difficoltà se volessero impostare tali operazioni in patria.
Certamente, a proposito di abitazioni, i costi da sostenere in territorio elvetico appaiono decisamente più elevati rispetto a quelli italiani. Come fare per gli elvetici? Si studiano diverse possibilità, tra cui si annotano eventuali casi di mancata segnalazione alle autorità svizzere relativamente al trasferimento in Italia. E ciò costituisce un azzardo non indifferente, considerata la meticolosità degli organi svizzeri addetti ai controlli.
Da parte nostra non ci resta che dare il benvenuto agli svizzeri “italianizzati”, confidando ovviamente, allo stesso tempo, in un miglioramento delle condizioni di paga dei nostri lavoratori che offrono preziose forme di collaborazione in Ticino.