Nell’Ottocento, il corso di Porta Genova si univa al corso di Porta Ticinese grazie a quel tratto di via San Simone che più avanti venne battezzata Cesare Correnti, noto patriota e politico milanese. Nel grande slargo venutosi a creare (il Carrobbio per l’appunto) confluivano tre importanti strade e cioè le vie Torino, San Vito e del Torchio.
Qui gli antichi Romani erano soliti cambiare i grossi carri provenienti dalla campagna, sostituendoli con veicoli più agili, in grado di percorrere senza problemi le strette vie cittadine. Da “Quadrumvirum” (incrocio fra tre o più strade) si arrivò per corruzione al vocabolo “carruvium” per poi giungere alla semplice denominazione “Carrobbio”.
Approfittando degli scavi resisi necessari per rimuovere le macerie dell’ultimo conflitto mondiale, vennero qui reperiti alcuni resti delle mura fatte costruire dall’imperatore Settimio Severo nel 200 d.C. circa. Spiccava anche una torre poi appartenuta alla chiesa di Santa Caterina, demolita nel 1826. Questo tempio, situato tra le vie Crocefisso e del Don, venne fondato dall’agostiniano Martino Caccialepori.
Una curiosità: per gli arcivescovi milanesi d’un tempo, in occasione della domenica delle Palme, era consuetudine, in segno di umiltà, procedere in questa chiesa al lavaggio di due ammalati di lebbra.
Intrattenendoci sul Carrobbio, approfittiamo per ricordare che qui si trovava la popolare osteria dei Tri Scagn (tre sedie), il cui nome si rifà alla processione dei Magi che ancora oggi si svolge tra le chiese di Sant’Eustorgio e il nostro Duomo (un tempo Santa Maria Maggiore) e viceversa. Proprio nel viaggio di ritorno verso Sant’Ambrogio, i fedeli che nella processione impersonavano i Magi si sentivano spesso stanchi. E i concittadini che assistevano al loro passaggio, offrivano loro, ben volentieri, tre sedie.
Forse ricordando questa consuetudine, l’osteria in loco venne battezzata Tri Scagn. Cliente affezionato di questo locale era il celebre attore Edoardo Ferravilla (1846-1915), interprete di famose commedie dialettali come “El scior Panera”, “El maester Pastizza”, “El scior Tecoppa” e altre ancora.
Purtroppo la vetusta osteria, simbolo inequivocabile della vecchia milanesita’, non esiste più. E anche il nuovo ristorante, che nel secondo dopoguerra ereditò il nome traducendolo con “Tre scranne”, scomparve per sempre, lasciando i nostri concittadini orfani delle molte specialità meneghine qui cucinate.