di Stefania Bortolotti
Intervista a: Federico Gelli
Deputato, XII Commissione Camera dei Deputati (Affari Sociali)
Dottore, perché ha deciso di sostenere la campagna di prevenzione del melanoma “Il Sole per amico” promossa dall’Intergruppo Melanoma Italiano?
Come rappresentante delle istituzioni, oltre che come medico, ho aderito volentieri alla richiesta dell’IMI di sostenere questa campagna sulla prevenzione del melanoma e di sensibilizzare su questo tema i miei colleghi della Camera e del Senato: è un’occasione importante per testimoniare l’attenzione che le Istituzioni pongono ai problemi della salute e aumentare l’attenzione dei cittadini su questa patologia. Il melanoma è un tumore della pelle troppo spesso sottovalutato e rappresenta una crescente emergenza socio-sanitaria: in Italia colpisce ogni anno circa 10.000 persone, con un’elevata mortalità, ed è considerata una delle forme di tumore a più rapido incremento. Di questo tumore conosciamo però il principale fattore di rischio, l’esposizione non protetta ai raggi ultravioletti del sole e delle lampade abbronzanti, e possiamo quindi ridurne l’impatto attraverso la prevenzione. Va in questa direzione il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 del Ministero della Salute, che sottolinea i rischi e i danni prodotti dall’eccessiva esposizione ultravioletta solare e artificiale e raccomanda la realizzazione di campagne di comunicazione rivolte alla popolazione, in particolare ai giovani e giovanissimi.
Apprezzo molto il fatto che l’IMI abbia messo in atto questa indicazione, promuovendo la campagna “Il Sole per amico” che si rivolge con messaggi di prevenzione semplici e diretti sia alla popolazione generale sia, nella seconda fase, ai bambini in età scolare e alle loro famiglie.
Quale contributo possono dare le Istituzioni alla prevenzione del melanoma?
Come ci confermano gli specialisti dell’IMI, pochi altri tipi di tumore come il melanoma possono essere contrastati altrettanto efficacemente attraverso le attività di prevenzione primaria, basate sulla corretta esposizione al sole, e di prevenzione secondaria, in primis l’autoesame della pelle per diagnosticare precocemente la malattia. Ma la prevenzione può diventare comportamento diffuso solo se i cittadini sono correttamente informati. Tutte le persone che sono nelle condizioni di farsi ascoltare hanno quindi il dovere – e direi l’obbligo – di far sentire la loro voce per promuovere l’informazione ai cittadini. In questo caso, tacere equivale quasi a “un’omissione di soccorso”, se consideriamo come a una maggiore informazione possa corrispondere un minor impatto del melanoma e quindi la salvezza di decine di vite. Ma oltre alla sensibilizzazione della popolazione, sulle istituzioni e su chi le rappresenta ricade anche l’obbligo di intervenire adeguando le politiche, le leggi e le norme. In tal senso, il Piano Nazionale della Prevenzione rappresenta sicuramente un passaggio positivo, ma c’è ancora molto, moltissimo da fare, soprattutto per creare percorsi che facilitino lo screening dei tumori della pelle e sostenere la ricerca di terapie sempre più efficaci.
Come si concilia un impegno maggiore delle istituzioni a favore della prevenzione del melanoma con i tagli che non risparmiano la Sanità?
Certamente la Sanità, come altri settori, risente della necessità di razionalizzare la spesa pubblica e di intervenire con misure a volte dolorose. Ma è proprio quando è necessario fare sacrifici che emerge ancora di più il valore delle politiche di prevenzione, alternativa praticabile a una costosa, spesso tardiva, cura delle persone. Un semplice autoesame della pelle può indirizzare il paziente dallo specialista, favorire una diagnosi tempestiva e accurata, l’asportazione del melanoma e la guarigione completa. In quest’ottica, le strategie di prevenzione hanno una loro motivazione non solo in termini di guadagno per la salute e la vita delle persone, ma anche perché possono fare davvero la differenza per la sostenibilità del sistema sanitario e il contenimento dei costi. Ma l’attenzione delle Istituzioni non si deve fermare alla prevenzione e alla diagnosi precoce. È infatti fondamentale nei pazienti con melanoma in fase avanzata operare scelte di politica sanitaria al fine che venga garantito a questa tipologia di pazienti un equo accesso alle terapie innovative.
Dottore, uno degli obiettivi della campagna promossa dall’IMI è anche quello di richiamare l’attenzione sui rischi connessi all’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti delle lampade abbronzanti, in Italia vietate ai minorenni: in questo modo lo Stato non rischia di andare oltre le sue prerogative, diventando quasi educatore?
Le Istituzioni hanno il dovere di segnalare, sulla base delle evidenze, le situazioni di pericolo cui sono esposte le fasce più fragili della popolazione. Come l’obbligo di indossare il casco alla guida dei motocicli è un comportamento ormai accettato e ha sicuramente contribuito a salvare migliaia di vite, soprattutto giovani, allo stesso modo il divieto di esporsi ai raggi UV artificiali è una misura a tutela dei cittadini più giovani, spesso meno consapevoli, informati e avvertiti rispetto ai rischi per la salute. Alcune ricerche di altri Paesi evidenziano un calo dell’incidenza del melanoma associato a una diminuzione di lampade abbronzanti e lettini solari. Quindi credo che un divieto di questo tipo sia soprattutto una misura di salvaguardia della salute dei cittadini. Prima ancora delle leggi, però, l’elemento fondamentale della prevenzione è la consapevolezza dei cittadini verso la propria salute, oltre che verso la collettività. La campagna promossa dall’IMI va in questa direzione ed è soprattutto su questo che dovremo continuare a impegnarci.
Lo spot e le attività della campagna, insieme alle informazioni sul melanoma e ai consigli per proteggere la pelle, sono disponibili su www.ilsoleperamico.it – www.facebook.it/ilSoleperamico