giovedì, Aprile 25, 2024
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RICORDO DELLO SCRITTORE CARLO ALBERTO PISANI DOSSI

di Carlo Radollovich

Nelle sue pagine mordaci, scritte nel contesto di quella Scapigliatura (il noto movimento letterario sviluppatosi nel Nord Italia e specialmente a Milano agli inizi del 1860) alla quale il Dossi aderì giovanissimo, la nostra città si presenta sempre viva, dai valori umani ineguagliabili.

Malgrado intendesse in cuor suo aderire a sentimenti europeistici, egli fu in sostanza fedelmente innamorato del nostro Paese e della città di Carlo Porta. Abitò infatti in via Brera e una lapide ricorda ancora oggi, sulla facciata di un elegante stabile, il suo soggiorno meneghino.

Di esperienza umana decisamente ampia, esperienza arricchita anche dalle sue missioni all’estero (Console generale a Bogotà e ad Atene), si prefiggeva sempre di dar vita ad una prosa incisiva, nervosa, classica nella sua compiutezza espressiva, senza tuttavia rinunciare a quegli impulsi romantici di cui la Scapigliatura era ricca.

Il suo modo di porgersi al lettore, che potremmo definire di signorile indipendenza, non appariva mai schiavo delle mode e in nessun caso  asservito a qualsiasi tipo di compromesso, sia materiale che morale.

Le sue opere sono state apprezzate per quell’aria di libertà che in esse si respirava e per quella commozione profonda che sapevano esprimere anche tra le pieghe dell’acre riso della satira. Citeremo i libri: Per me si va tra la perduta gente, Elvira, Il Regno dei cieli. In quest’ultima opera, in modo particolare, si riconosce senza ombra di dubbio lo scrittore pensoso, assai originale, acuto e ponderante.

Forse, nell’estrosa bizzarria della lingua, nella quale il Dossi spesso si immerge, si può notare il vero “tono” della sua arte. Si tratta di una lingua nuova, vivida, probabilmente eccessiva in taluni frangenti, ma sempre arricchita da particolari forme idiomatiche ed efficace nelle varie coloriture.

Del suo mondo artistico, alquanto tormentato, desideriamo pure citare L’altrieri, nero su bianco, La desinenza in A e Gocce d’inchiostro, ove l’anima sua si manifesta particolarmente sensibile e sincera.

Lo scrittore risultò molto caro ai milanesi, poiché pochi come lui seppero indagarne l’intimo carattere: ne scrutò la vita morale sottolineando eccessi e virtù, riuscì a raccogliere una serie di interessanti ritratti facendoli vivere nella società lombarda dell’Ottocento, assolutamente senza ipocrisie e false tolleranze.

Nei Ritratti umani e ne La colonia felice egli si dilungò in sfoghi decadentistici, è vero, impregnati di un umorismo barocco, contorto sin quasi alla incoerenza. Ma proprio ispirandosi a tale barocchismo egli riuscì a tracciare embrionalmente la strada per nuove correnti che sarebbero sorte nei primi anni del Novecento: il frammentismo e il futurismo.

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