mercoledì, Ottobre 9, 2024
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Ricordi dell’antica Milano romana

Le centrali vie Nerone, Lanzone e Santa Valeria ci rammentano, almeno in parte, la vita romana che qui si svolgeva. Infatti, proprio in quest’area sorgeva il palazzo imperiale, costruito nel terzo secolo dall’imperatore Massimiano, negli anni in cui la vecchia Mediolanum stava per diventare la capitale dell’Impero romano d’Occidente.

Tale palazzo comprendeva non soltanto la residenza imperiale, ma pure una serie di uffici, sia militari sia civili, e si narra che in una grande sala campeggiasse un’ampia pittura murale, la quale rappresentava il riconoscimento di principi e di altre personalità alla maestà di Roma. Da qui partivano le leggi dirette a tutte le province.

Peccato che, in epoca medievale, il palazzo venisse abbandonato e cadesse in rovina. Diventato nel frattempo rifugio di uomini malfamati, fu deciso, poco dopo la fine del dominio longobardo, di demolirlo integralmente. Di esso rimane la sola “colonna del diavolo”.

Tale colonna, secondo una vecchia leggenda, testimoniò l’aspra lotta avvenuta tra Sant’Ambrogio e il demonio. Quest’ultimo, cercando di trafiggere il vescovo, sbando’ e andò’ a sbattere contro la colonna stessa provocando con le corna due fori, tuttora visibili.

Secondo la tradizione popolare, dai fori sarebbe uscito un forte odore di zolfo, mentre se si fosse appoggiato l’orecchio al marmo, si sarebbero sentiti sgradevoli suoni provenienti dall’inferno…

In questa area, nel 313, l’imperatore Costantino emanò il famoso editto, grazie al quale i cristiani godettero finalmente della possibilità di professare la propria religione. Nello stesso anno, l’imperatore diede l’assenso alle nozze di sua sorella Costanza con il patrizio Cesare Licinio, mentre il senatore romano Filippo, convertitosi al cristianesimo, eliminò nella stessa zona diversi vigneti per dar vita ad un cimitero, al fine di dare degna sepoltura ai quei poveri cristiani che avevano subito il martirio.

E proprio durante queste operazioni funebri, Sant’Ambrogio riconobbe i corpi di Gervasio e Protasio, poi proclamati santi, due fratelli che erano stati umiliati e crudelmente torturati. Ora riposano a fianco del grande vescovo nella cripta della basilica.

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