di Antonio Barbalinardo
Antonietta Romano Bramo, conosciuta con il nome di battaglia “Fiamma“, è deceduta sabato 10 aprile scorso.
La comunicazione della sua scomparsa è stata annunciata da Daniela Radaelli, presidente ANPI della sezione “Angelo Poletti e Caduti di Trenno“, di cui Antonietta faceva parte, e dal comunicato di Roberto Cenati, presidente provinciale dell’ANPI di Milano: tanti i seguiti messaggi di cordoglio tra cui quello del sindaco Sala, di vari rappresentanti istituzionali oltre che ad una menzione nel notiziario regionale di RAI 3.
Il funerale svoltosi ieri, martedì 13 aprile, è stato celebrato nella parrocchia Maria Regina Pacis dal parroco don Andrea Meregalli. Erano presenti il partigiano 93enne Giovanni Marzona – nome di battaglia “Alfa” –, il presidente provinciale dell’ANPI di Milano Roberto Cenati, la vicepresidente Ardemia Oriani e alcuni rappresentanti delle diverse sezioni ANPI milanesi oltre a tutta la sua famiglia.
La figlia Anna, all’inizio della messa, ha voluto ricordare i valori del testamento spirituale lasciati da Antonietta a tutti loro. L’esequia funebre si è conclusa con la lettura di alcune sue poesie lette dai nipoti e da un momento di riflessione sul suo ruolo come partigiana svolto da Cenati.
L’ultimo saluto al feretro è stato davanti al sagrato nel quale tutti i presenti hanno cantato Bella Ciao.
Ma chi era Antonietta Romano Bramo?
È impossibile racchiudere in un breve articolo tutta la storia e l’impegno dell’ultima testimone donna della Resistenza milanese.
Nata a Milano il 14 ottobre 1925, ha sempre vissuto nel nostro territorio, prima in via Mac Mahon e successivamente nel quartiere Gallaratese. Una ragazza normale che non tollerava le ingiustizie, di animo buono e gentile ma anche tenace, decisa e coerente nelle sue idee.
All’età di 16 anni, grazie alla sua conoscenza del tedesco, entra a lavorare presso l’Alfa Romeo del Portello.
Lì, entra in contatto con una segretaria della Direzione collegata alla Resistenza: inizia così il suo impegno, partecipando ai Gruppi di Difesa della Donna, al Movimento dei Comunisti Cristiani e entrando a far parte della 111a Brigata Garibaldi S.A.P. – squadra di Azione Partigiane che operava in zona Sempione – con il nome di “Fiamma”.
Oltre a distribuire la stampa clandestina in sella alla sua bicicletta, teneva i collegamenti con le altre fabbriche, consegnava medicinali ai partigiani in montagna, osservava l’attività dei tedeschi e incontrava altre donne per convincerle ad opporsi al regime fascista e alle deportazioni.
Dopo la fine della guerra, l’8 settembre 1945, il Comandante Generale delle Brigate Garibaldi Luigi Longo, conferì ad Antonietta Romano il riconoscimento con la Medaglia Garibaldina e, negli anni a seguire, ha ricevuto molti altri riconoscimenti per il suo operato, come quello ottenuto nel 60esimo anniversario della Liberazione dal Ministero della Difesa.
Inoltre, a dicembre 2020, gli è stato conferito l’Ambrogino d’Oro.
Antonietta è sempre stata presente per portare la testimonianza del suo impegno nelle scuole e raccontare ai giovani i valori e gli ideali della pace e della solidarietà con i quali è stato possibile costruire un mondo migliore per i quali tanti uomini e tante donne come lei hanno combattuto.
Se siete interessati a conoscere meglio la sua storia, vi invito a leggere il libro “Fiamma Partigiana all’Alfa Romeo – Il diario di Antonietta Romano e la Resistenza al Portello” scritto da Tatiana Bertolini e Valter Molinaro, pubblicato ad aprile 2020 e realizzato grazie al supporto della sezione ANPI “Angelo Poletti e caduti di Trenno”, di diverse sezioni ANPI e AUSER del Municipio 8, del Municipio 8 e di altri sostenitori.
Personalmente, ho avuto la possibilità di conoscerla e dialogare con lei in tante occasioni: ricordo bene l’incontro che l’allora “Circolo Culturale Carlo Perini” aveva organizzato presso il plesso scolastico di via Ojetti il 15 maggio 2003 dal titolo “Le radici della democrazia”.
L’ultima volta che l’ho vista è stato nell’autunno del 2019 quando fu ricoverata per un breve periodo di riabilitazione presso la Casa di Cura dell’Istituto Luigi Palazzolo e andavo a trovarla.
Ad Antonietta Romano Bramo va un grazie per quanto ha saputo fare e dare per noi tutti. Grazie a ciò lei e altri partigiani hanno fatto, abbiamo potuto godere della libertà che abbiamo oggi.