venerdì, Marzo 29, 2024
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Regina Terruzzi, scrittrice animata da valori mazziniani

Nasce nella nostra città nel 1862, da un padre / eroe delle Cinque Giornate. Rimasta orfana da ragazza, si guadagna il pane lavorando come operaia e la sera si impegna in molte letture. Studia e diventa maestra elementare per poi frequentare il Magistero a Roma.

Si dedica con passione all’insegnamento anche se spesso in contrasto con le gerarchie scolastiche. In primo luogo per la nascita del figlio Paolo fuori dal matrimonio (in effetti, la relazione con il chirurgo Gargitano si interrompe quando il medico constata che Regina è in stato interessante) e poi per il rifiuto delle autorità nel far nascere classi miste.

Eletta presidente dell’Università popolare, riesce poi a fondare una scuola per infermiere a Mombello, contribuisce a creare una scuola serale a Monza e da’ vita alla prima società di ginnastica lombarda, battezzata “Insubria”.

Fonda l’Unione Femminile Socialista nel 1913 unitamente ad Anna Kuliscioff, giornalista russa naturalizzata italiana, e a Carlotta Clerici, consigliera della Congregazione di Carità. E’ di quegli anni uno dei suoi primi libri e cioè “La parola di una donna” in cui è evidente la sua difesa a favore di un miglioramento della condizione femminile in Italia.

Nel 1922 sembra attratta dalle promesse del Ventennio, ma si ritira in buon ordine nel 1923 quando assiste alle insopportabili violenze squadriste. Imposta allo stesso tempo una sottoscrizione per la figlia di un ferroviere ucciso a Torino da fanatici fascisti.

Si batte apertamente contro il Tribunale Speciale affinché vengano previste presenze femminili al Consiglio superiore delle corporazioni, ma non riesce a smuovere le acque. Dopo quaranta anni di servizio come insegnante, si ritira dalla scuola, ma non dalla politica. Si impegna infatti nella creazione delle Massaie rurali e a questo proposito riceverà importanti aiuti dalla presidente dell’Unione massaie, Anita Cernezzi Moretti.

Il suo ritiro dalla vita pubblica avviene nel 1935 e si stabilisce a Firenze, a casa del figlio Paolo, dedicando il proprio tempo alla stesura di saggi. Ci lascia infatti, tra gli altri, “Infanzia dell’Ottocento: ricordi autobiografici”, “I tumulti del 1898 a Milano: pagine di diario”, “La mia giovinezza”.

Ammalatasi nel corso del 1951, si spegne nello stesso anno a ottantanove anni nel capoluogo toscano.

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