lunedì, Dicembre 23, 2024
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Pietro Pancella Collective: sei pezzi tutt’altro che facili

Confrontarsi con alcuni pezzi scritti da “mostri sacri” della musica jazz, ormai diventati quasi dei classici, è un’impresa tutt’altro che facile. Ci vuole un certo coraggio  ma anche la forte consapevolezza delle proprie capacità, per evitare di correre il rischio di imitare gli originali (cosa che poi in certi casi è quasi impossibile) ma piuttosto cercare di reinterpretarli secondo un proprio gusto, un proprio  linguaggio, una propria sensibilità creativa.

E’ quello che è stato fatto nel primo volume del CD realizzato dal Pietro Pancella Collective. Un progetto guidato dal bassista Pietro Pancella, che ha voluto rendere omaggio a tre grandi del jazz: Joe Henderson, Wayne Shorter e John Coltrane, scegliendo per ognuno di essi due brani che sono rimasti nella storia della musica.

Pietro Pancella (in primo piano) Collective . Gli altri componenti del gruppo: Giulio Gentile, Christian Mascetta, Manuel Caliumi e Michele Santolieri

Pietro Pancella, bassista, ha scelto Joe Henderson con i pezzi intitolati “Black Narcissus” e “Afro Centric”, tratti dal famoso lavoro del 1969  “Power to the People” che riflettono il particolare clima dell’epoca (privazione dei diritti civili, emarginazione razziale) e rivendicano un bisogno di giustizia e libertà, attraverso una musica aggressiva, diretta ma anche dagli insospettati toni introspettivi. Crediamo che Pancella nel suo arrangiamento abbia saputo mantenere intatta la forza di questa composizione anche se cambia la strumentazione.

Al pianoforte, invece, Giulio Gentile ha scelto di arrangiare due brani di Wayne Shorter, il grande sassofonista, tuttora vivente, intitolati rispettivamente “Which hunt” e “Nefertiti”, del 1964 e del 1967. Quest’ultimo lavoro, si ricorderà, fu registrato per il Quintetto di Miles Davis. Shorter, nelle sue composizioni, piene di ritmi idiosincratici e armonie sorprendenti, può mettere in difficoltà chi si avvicina alla sua musica ma  Gentile ci pare abbia saputo trovare la chiave interpretativa più adeguata.

Pietro Pancella

Altra prova eccelsa è quella che ha saputo proporre Christian Mascetta, chitarrista, che si è confrontato nientemeno che con il sound di John Coltrane con due composizioni (Lonnie’s Lament e Resolution – Persuance). Coltrane è un mito, una delle figure più importanti del jazz sia per il suo stile che per il suo rigore intellettuale (che lo hanno portato alla canonizzazione). La grande icona del sassofono dopo Charlie Parker. Pare che lui abbia detto che occorre essere semplici attraverso la complicazione. E, in realtà, partendo da basi rudimentali Coltrane, attraverso sviluppi armonici che ne complicano la tessitura, era in grado di  rendere unici certi suoi lavori.

Da non dimenticare assolutamente nel primo volume del CD, il contributo fornito da Manuel Caliumi, sassofonista di livello, e dal batterista Michele Santoleri, quest’ultimo legato a Pietro Pancella da una lunga e proficua collaborazione.

Per affrontare questi impegnativi lavori ai quali si sono ispirati, il quintetto “Pietro Pancella Collective” deve avere avuto delle basi solide, cioè la capacità e la sensibilità di condividere insieme lo spirito di un progetto musicale che è anche, e forse prima di tutto, anche progetto ideale  di vita e di passione condivisa.

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