A Claudio Vignali la passione per la musica, e per il piano in particolare, nasce da ragazzino. Gli piace suonare così come viene, portato dall’intreccio delle note che si animano sotto le sue dita. Ancora non sa, a quell’età, che questo vuol dire improvvisare. Poi grazie ad un CD di Petrucciani, che gli viene regalato, scatta il suo amore per il jazz e sente che quella è la sua strada anche se per principio sa che è necessario studiare tutta la musica. E, infatti, esplora e approfondisce con curiosità e intelligenza tutti gli ambiti musicali a partire da quello classico, cogliendo dalla tradizione alla modernità gli spunti che più si adattano al suo carattere.
Anche oggi, dopo anni di successi e concerti in giro per il mondo, Claudio Vignali è convinto che l’improvvisazione sia alla base della creatività, quella autentica. Per noi mortali, che non sappiamo suonare, cosa vuol dire improvvisare? In sintesi, lasciare che la musica conduca chi la esegue piuttosto che il contrario. E non è certo la soluzione più comoda come sembrerebbe a prima vista. Perché questo accada, infatti, occorre che chi suona abbia prima compiuto dentro di sé un lavoro introspettivo non indifferente. E’ necessario che abbia accumulato, ma soprattutto digerito, esperienze diverse, e ne abbia distillato un proprio personalissimo elisir.
Vignali crediamo che ci sia riuscito, anche se onestamente, spesso chi ascolta può sentirsi impreparato di fronte alle sue composizioni complesse, dove non è facile cogliere e apprezzare in pieno tutti gli stimoli che arrivano da ogni parte e si è colti da un senso di impotenza nella consapevolezza che qualcosa (più di qualcosa) ci stia sfuggendo. In questi casi, bisogna lasciar andare la razionalità che ci spingerebbe a capire, decodificare certi messaggi e piuttosto lasciare spazio il più possibile all’istinto, all’intuito. Solo così è possibile apprezzare la sua musica.
Ascoltare un pianista che improvvisa come Vignali significa incontrare una persona che non conoscevamo, che ha molto da dirci ma che lo fa soprattutto su un piano (il gioco di parole non è voluto) “inconscio” come direbbe il filosofo Recalcati. Oggi, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, siamo costretti a pensare all’uomo solo come macchina, in termini di capacità di prestazione, di razionalità assoluta mentre ci rendiamo conto di avere bisogno di lasciare spazio a qualcosa di più eccentrico, libero da regole e conformismi di vario genere. Qualcosa che forse solo l’inconscio, appunto, è in grado di decifrare.
Nel CD “Piano Solo Live” Vignali è solo con il suo pianoforte. E quando si entra nel suo mondo – non c’è nulla da fare – lui comanda. Un conto infatti è dover suonare insieme ad altri musicisti, seguirne o anche anticiparne temi e spunti, adattarsi alle atmosfere che si creano, un altro conto essere soli con se stessi e il proprio strumento. La libertà d’azione in quest’ultimo caso aumenta a vista d’occhio, il pianista allora diventa il despota assoluto e chi ascolta, come in un sadico divertissement, viene sempre messo inesorabilmente alla prova.
Nel CD si sono nove brani, registrati nel corso di diversi concerti in Italia e Svizzera. Tranne tre pezzi, tutti i brani sono dello stesso Vignali. Ognuno può cogliere i vari aspetti della sua abilità pianistica, del suo virtuosismo e della sua verve creativa. Non commentiamo i singoli brani, ci piace solo soffermarci sulla sua originale rilettura della famosa colonna sonora del film di Hitchcock “Psyco” realizzata da Herrmann.
Qui, tra echi di free jazz, esce allo scoperto una alternanza stilistica composta da elementi eterogenei che ci fa andare sulle montagne russe. Da una parte i ritmi complessi, parossistici, le melodie dissonanti che permettono all’esecutore di raggiungere il piacere puramente percussionistico della tastiera. Dall’altra un certo minimalismo per il procedere un po’ sghembo delle note, che spesso si stemperano e si dissociano, ricreando quell’atmosfera un po’ tesa e fredda, quasi spietata, che era la cifra prevalente di quel famosissimo film.
“Piano Solo Live” di Claudio Vignali, un’ottima occasione per approcciarsi a un jazz che forse uno non si aspetta, è pubblicato da Encore Music.