venerdì, Marzo 29, 2024
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Perché gli adulti non fanno gli adulti?

di Ugo Perugini

La recensione del libro di Elisabetta Bucciarelli “Chi ha bisogno di te”, edito da Skira Editore, per la collana “Note d’Autore”.

I libri che escono nella collana “Note d’Autore” in qualche modo si collegano sempre alla musica. Questo di Elisabetta Bucciarelli, che è la storia di una adolescente alle prese con i primi turbamenti d’amore e una famiglia problematica, ruota attorno a uno dei personaggi più  famosi della recente storia musicale mondiale, Freddie Mercury.

La sua musica, amata dalla madre della protagonista, diventa anche la colonna sonora della giovane figlia e in un certo senso il tramite che permette alle due donne di comunicare. So di far parte di una minoranza, ma mi sembra onesto ammetterlo, prima di continuare: non ho mai amato Freddie Mercury né la sua musica, in certi casi  invadente, ruffiana, strumento perfetto, e abusatissimo, per galvanizzare le masse nei corsi di autostima o nelle riunioni di venditori da motivare (esempio classico: We are the Champions!).

Al di là di questa considerazione, il romanzo di Elisabetta Bucciarelli, che si legge in un fiato, rivela una delle più grandi contraddizioni del nostro tempo: la confusione ormai sempre più diffusa dei ruoli. La persona che appare più seria e matura di tutta la storia è proprio la protagonista, la diciassettenne Meri. La quale non può fare troppo affidamento sulla madre che vive nel suo mondo, fatto di fantasie, persa dietro una passione ossessiva, e maniacale, per le piante, grazie alla quale, attraverso operazioni di surrettizi simbolismi, cerca di sublimare le vicende legate ai rapporti con gli altri, sia positivi che negativi. E un padre, divorziato, debole, incerto, incapace di affrontare la realtà.

Il racconto  segue, in prima persona, la vita di questa adolescente – tutto sommato un po’ antipatica, perché perfettina, controllata (come ammette lei stessa) – adulta e matura oltre l’età, anche se indubbiamente intelligente, profonda, arguta, sensibile. Un avvenimento turba la sua routine scolastica: qualcuno le invia messaggi anonimi, rifacendosi ai versi delle canzoni di Mercury. Da qui, partirà la sua indagine per cercare di capire di chi si tratti. Una ricerca che comporterà anche molte sorprese e soprattutto il disvelamento di un segreto del suo passato di bambina, quando per un incendio subì una grave ustione a una mano.

Ma non raccontiamo la storia che prevede qualche colpo di scena finale inatteso.  In conclusione, Meri, pur nella sua precoce maturità, resta solo un’anima smarrita, senza punti di riferimento ai quali indirizzarsi, se non la sua compagna di classe e amica del cuore, visto che gli adulti che la circondano non fanno la parte che compete loro e, così facendo, la privano della sua giovinezza, dello slancio, dell’entusiasmo, perfino di un po’ di incoscienza che dovrebbe essere naturale a quell’età.

E’ un romanzo dal quale, come si sarà capito, gli adulti non escono bene. Ma è anche la conferma di una certa cultura dominante, sempre più centrata su rapporti virtuali e caratterizzata da un impoverimento emotivo, sentimentale e vitale. La musica dei Queen, in sottofondo, sembra adattarsi perfettamente a queste situazioni: afferrare l’emozione, enfatizzarla, viverla e cantarla come fosse reale per poterci poi credere sul serio. Ma la vita, quella vera, beh, è un’altra cosa.

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