Una Milano per tutti.
Una Milano che riesca non solo ad accogliere, ma anche a comprendere le necessità e le difficoltà dei suoi cittadini.
Angelo Turco, candidato al consiglio comunale con la lista del Partito Democratico, sa che questa città così multietnica, così ricca di sfaccettature è in continuo cambiamento e ha bisogno di diventare adatta e fruibile per chiunque decida di varcarne le porte. Ma soprattutto sa che queste trasformazioni possono avvenire solo con l’impegno attivo.
E lui questo impegno civico lo ha messo in campo fin dagli anni dell’università diventando rappresentante degli studenti nella sua facoltà. Da quella prima esperienza, ne seguono molte altre: dal 2014 lavora nel team del capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo e in seguito vicepresidente del Dipartimento Cultura di ANCI Lombardia. Nel 2016 diventa il più giovane Consigliere Comunale di Milano, poi presidente della Commissione Cultura e vicepresidente della Commissione Lavoro. Inoltre, dal 2020 rappresenta il Comune di Milano in “Avviso Pubblico”, l’associazione degli Enti Locali contro le mafie.
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Un impegno totalitario verso la sua città che sogna di poter proseguire e in vista delle elezioni amministrative abbiamo avuto l’occasione di porgli qualche domanda.
Il suo impegno politico inizia presto come rappresentante degli studenti nella sua facoltà universitaria e prosegue fino a farLa diventare nel 2016 il più giovane Consigliere Comunale di Milano: ma come nasce questo interesse per il mondo della politica?
Sono cresciuto in una famiglia politicamente schierata e in una Milano che non mi piaceva: grigia, inquinata, chiusa in se stessa. Negli anni dell’università ho iniziato a frequentare le associazioni studentesche e poi i circoli del Partito Democratico, spingendomi verso un impegno sul territorio che mi ha permesso di essere candidato e poi eletto al Consiglio comunale.
Perchè è importante che i giovani si avvicinino alla politica e si interessino in modo proattivo alla propria città?
Penso si debba essere molto diretti: la politica è rappresentanza, se i giovani non si impegnano -o peggio ancora non votano- è molto difficile che la politica faccia poi i loro interessi. E invece ci sono tante priorità che riguardano direttamente le nuove generazioni e sulle quali sarebbe urgente che la politica si spendesse con maggiore forza, dalla lotta ai cambiamenti climatici sino al diritto alla casa e ad un lavoro sicuro e meno precario.
La pandemia ha messo in difficoltà anche una città come Milano: quali sono secondo Lei i punti fondamentali su cui basare una ripartenza?
La pandemia rischia di allargare ancora di più la forbice delle diseguaglianze tra chi è economicamente più forte e chi invece ha delle fragilità. La Milano del post covid dovrà essere una città più attenta ai servizi di prossimità, con una mobilità più dolce e sostenibile e con un sistema di politiche sociali e welfare capace di sopperire alle tante mancanze riscontrate nell’ultimo anno e mezzo. Penso, in particolare, ai tanti anziani soli.
C’è un progetto o un’istanza che ha particolarmente a cuore e a cui vorrebbe dar voce qualora venisse rieletto?
Sto cercando, come presidente della Commissione Cultura, di tenere accesi i riflettori dell’opinione pubblica sulle difficoltà patite da questo settore così prezioso per la nostra città. In particolare il mondo dello spettacolo dal vivo è tutto fuorché uscito dalla crisi. La battaglia che voglio fare è quella per affermare ancora una volta che i luoghi della cultura sono i più sicuri in assoluto e che il green pass debba essere lo strumento con cui tornare al 100% delle capienze.