di Donatella Swift
Ha suscitato molto clamore sui social, e non solo, l’intervento che Michele Serra, giornalista de la Repubblica, ha dedicato agli ultimi episodi di bullismo nei confronti degli insegnanti, in particolare quelli di un Istituto Tecnico di Lucca. Motivo del contendere è stato il fatto che Serra, nella sua rubrica L’amaca, abbia sostenuto una tesi, ovviamente la sua, secondo cui tali episodi siano più facili da riscontrare negli istituti tecnici e professionali rispetto ai Licei, in quanto, a suo modo di vedere, il livello di educazione e di padronanza di gesti e parole, nonché il senso del rispetto delle regole siano percepiti come inferiori rispetto ai pari età dei Licei, laddove sarebbero in vigore una certa rigidità nonché classismo, in quanto a frequentare i Licei sarebbero figli di chi a sua volta aveva frequentato gli stessi. La traduzione pratica di tale intervento è stato visto come se, essendo figli di papà, difficilmente i liceali potrebbero mai dare fastidio a livello di bullismo nei confronti dei propri professori, mentre i figli dei poveri sì che si scatenano, ma nei tecnici e nei professionali in quanto sono portatori di disagi e malesseri meglio radicati che altrove.
Ora, da ex studentessa di liceo ed attuale addetta ai lavori, che ha avuto modo di frequentare da docente tanto i licei quanto gli istituti tecnici e professionali, mi pare di capire che nell’articolo di Serra ci siano alcuni errori di fondo. Innanzitutto il malessere generazionale non è circoscritto solo agli istituti tecnici e professionali: un tempo la frequenza di tali istituti era affidata a quegli studenti le cui famiglie non potevano economicamente permettersi studi liceali, ed eventuali proseguimento universitario, mentre ora spesso la scelta sui tecnici ed i professionali avviene per questioni legate alla pretesa di tali scuole rispetto ai licei. In buona sostanza, se al termine delle medie lo studente ha un andamento scolastico mediocre, il ragazzo passa di default al tecnico o al professionale.
Un’altra considerazione: per chi è nato e cresciuto a Milano, anni fa in uno dei più prestigiosi licei del centro di Milano, un gruppo di studenti, pur di non svolgere una verifica di greco, pensò bene di introdursi di notte nella scuola, riempire i water di carta, aprire tutti gli sciacquoni, provocando l’allagamento di una buona parte della scuola e creando disagi non indifferenti non solo agli studenti dello stesso liceo, ma anche a quelli di una succursale attigua, tanto da dover ricorrere alla suddivisione della frequenza diurna e pomeridiana a settimane alterne tra le due scuole. I ragazzi coinvolti erano tutti figli della Milano bene, rampolli di avvocati, magistrati, politici, giornalisti: vennero “condannati” a frequentare lavori socialmente utili, a pulire la scuola ed altre amenità varie. E provenivano sempre dal medesimo liceo gli studenti che una sera si recarono ad una festa in casa di Vecchioni, la cui figlia frequentava il medesimo istituto, e misero letteralmente a soqquadro l’appartamento del cantante, rompendo diversi oggetti, lanciandoli dal terrazzo, procurando danni per svariati milioni di lire dell’epoca. Ed anche la cronaca delle ultime ore sembra dare torto a Serra: è di oggi la notizia secondo cui in un liceo nel cuore del quartiere Parioli di Roma, un ragazzo ha bullizzato una sua insegnante mettendosi in cattedra e sbeffeggiandola, mentre una compagna di classe filmava le sue “gesta eroiche”.
Serra ha anche replicato allontanando da sé l’immagine (sbagliata?) che era venuta fuori dalla polemica suscitata dalle sue parole, affermando che “ovviamente” in 1500 caratteri, quelli della sua Amaca, non aveva avuto modo di completare il suo assunto. In ogni modo è riuscito a catalizzare su di sé l’attenzione di molti…purché se ne parli.