di Carlo Radollovich
Una conquista sindacale, senza dubbio opportuna, è stata quella relativa alla concessione del riposo obbligatorio di undici ore per i medici ospedalieri, tra un turno e l’altro.
Si tratta di una valida normativa che per la verità l’Unione Europea ha da tempo già varato e che da noi è entrata in vigore dal novembre dello scorso anno. Il principio di tale regola non è affatto contestabile, se pensiamo alla stanchezza fisica alla quale vanno incontro i nostri dottori ospedalieri, stanchezza che deve ovviamente essere recuperata attraverso un indispensabile riposo.
Ma chi sostituisce quei medici durante le meritate ore di relax? La legge di Stabilità parla chiaro e i vincoli prefissati da questo ordinamento non consentono l’assunzione di ulteriori sanitari. Perciò, l’assistenza ai pazienti rischia di andare in panne e i tempi d’attesa possono allungarsi di molto.
D’altro canto, la rigida Finanziaria elenca tutti quei motivi monetari che impediscono un “allargamento” dell’area sanitaria a ulteriori medici (si calcola che ne occorrerebbero almeno cinquecento), i quali diventano ancora più indispensabili (se si considerano per l’appunto gli intervalli citati di undici ore), presso le sale di pronto soccorso o addirittura negli urgenti casi ove l’utilizzo delle sale operatorie diventa indispensabile.
Non resta che una soluzione senza alternative: la Regione deve rivolgersi direttamente a Roma per ottenere l’autorizzazione ad “infrangere” il limite di spesa, dichiarando senza mezzi termini che la quota dei cinquecento medici supplementari non deve figurare tra gli esborsi speciali.
Ci si augura che la richiesta del Pirellone, corredata da quegli elementi che ne configurano l’equa realtà, possa andare presto in porto. Si tratta in totale di circa venticinque milioni di euro, importo che potrà essere in ultima analisi ricavato dalle risorse che la Regione dispone. Ma quando arriverà il beneplacito dalla Capitale?