venerdì, Aprile 19, 2024
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Paolo Paliaga: Il vento sta arrivando. Il suo nuovo CD

Nella musica il vento spesso diventa protagonista. Soprattutto in quella cosiddetta di protesta o di rivolta. Il vento che, secondo il pianista Paolo Paliaga, sta arrivando (il titolo del suo secondo CD è “The wind is coming”, pubblicato dall’etichetta Da Vinci Publishing e distribuito da Egea Music) non è quello veemente e impetuoso della rivolta ma quello benevolo che gonfia le vele con una giusta intensità per favorire la navigazione verso altri lidi (ricordiamo per inciso che Paliaga è anche un eccellente velista).

Un vento che aspettiamo tutti, in molti casi legato a ricordi, speranze, illusioni, spesso andate deluse. Un  vento che va colto con lo stesso spirito di improvvisazione al quale ricorre il pianista,  anticipandolo nota per nota, come onda dopo onda, e stemperandolo, attraverso una rivisitazione musicale talora intimistica e anche un po’  nostalgica del passato, che si lascia dietro una scia che si dissolve subito dopo.

In questo stesso stato d’animo si ritrova anche il sottoscritto, che ha la stessa età dell’Artista e alcuni punti in comune con la sua biografia (compresa una poco convinta laurea in scienze politiche), ma soprattutto certe emozioni vissute negli anni di gioventù, movimentati, convulsi, sempre in attesa di un cambiamento che tardava ad arrivare.

 L’album “Alboran Solo – The wind is coming” di Paolo Pagliaga contiene 17 pezzi e vede protagonisti assoluti l’artista varesino e il suo pianoforte attraverso l’esecuzione di brani originali, riletture di celebri cover, e ampio spazio alla sua verve improvvisativa.  Si chiama Alboran solo perché dei tre componenti il trio, fondato nel 2004, e attualmente composto da Dino Contenti, basso, e Ferdinando Faraò, batteria, si esibisce solo il piano.

Nel pianismo di Paliaga composizione e arrangiamento sono intimamente connessi, perché, come dice lui stesso, “il ritmo, l’armonia e la melodia” sono nelle mani di chi suona questo strumento. Il bello è che una volta che l’improvvisazione ha il sopravvento, la musica che ne scaturisce riesce a svelare la vera anima di chi la esegue, portandone alla luce il carattere, l’immaginazione, lo spirito autentico. In una parola, lo stile che nel caso di Paliaga, dopo anni di esperienze sulla scena nazionale e internazionale, dimostra di esserci in modo spiccato, e gli dà modo di sapersi districare con eleganza tra tradizione jazzistica e altri generi musicali, senza porsi confini di sorta.

Ma cos’è allora l’improvvisazione? Nasce per l’impulso insopprimibile di poter avere sotto controllo la tecnica di esecuzione, poterla padroneggiare,  insieme a una certa dose di esibizionismo,  voglia di sperimentare,  gusto di esplorare liberamente nuovi orizzonti, senza dover sottostare a troppe regole.

E come fare per imparare a farla? La risposta è quella che dà Arrigo Cappelletti, uno dei suoi maestri, insieme ad Enrico Pieranunzi, che sostiene nel suo libro “Il profumo del jazz”:  ”Non si imparerà mai ad improvvisare, senza improvvisare”. E in altri termini, la misteriosa genesi dell’improvvisazione, la conferma lo stesso artista quando, parafrasando una famosa affermazione della grande ballerina Isadora Duncan, ammette con onestà:  “ Se potessi dirlo in parole non avrei bisogno di suonarlo”.

Ascoltando le esecuzioni di Paolo Paliaga si apprezza la sua capacità di spaziare in modo eclettico da un genere all’altro. E se accanto a Cole Porter, Keith Jarret e al blues fanno capolino J.S. Bach o echi di musica barocca, l’eleganza con cui riesce a fondere i vari ingredienti rappresenta per chi lo ascolta una esperienza sonora di indubbio fascino.

Tra i 17 brani eseguiti ci piace segnalare alcune composizioni di atmosfera, come “The song of waves”, che riecheggia il movimento delle onde, quasi una risacca sonora, o la rivisitazione del pezzo di Cole Porter, che ci fa tornare in mente lo swing dell’interpretazione di Frank Sinatra. Poi, la personale rielaborazione di “Prism” di Keith Jarrett, “O grande Amor”, la bossanova di Carlos Jobin, più rapida e incisiva, tanto che la ritmica del piano non fa rimpiangere il calore del sax.

Paolo Paliaga, Cancion

E ancora “The wind is coming” che dà il titolo alla compilation, che parte dall’esplorazione di un semplice centro tonale dal quale però ci saremmo aspettati uno sviluppo più articolato. Poi la famosa “El pueblo unido jamàs serà vincido” che perde l’animosità della marcia di protesta cilena diventando una interpretazione più riflessiva e intimistica. E infine la famosissima e struggente “Gracias a la vida” di Violeta Parra, che prendendo spunto dal semplice nucleo delle note iniziali si svolge e tesse una rete di accordi melodici meno drammatici ma più allusivi.

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