venerdì, Novembre 22, 2024
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Old Japonisme

di Paola Montorfano

La Parisienne japonaise. Alfred Stevens, 1872

La prima volta che la nostra moda fu influenzata dalla cultura giapponese correva il 1870 e si protrarrà fino ai primi decenni del secolo scorso. La seconda influenza, quella che li mise sul palcoscenico europeo, fu tra il 1970 e il 1980. Questo fu possibile grazie agli accordi commerciali che l’Europa e l’Italia intrapresero col paese del Sol Levante. La prima influenza venne definita Old Japonisme e la seconda New Japonisme, dall’economista Jean Pierre Lehmann e dal collezionista Philippe Burty.

Fino al 1855 il Giappone era completamente isolato dal mondo a causa del regime politico-militare dei Tokugava che regnavano in opposizione alla dinastia imperiale priva del trono. Nessuno poteva uscire dal Giappone, tantomeno entrarvi, anche se per lavoro.

A seguito delle insistenze della Russia, dell’America e dell’Europa, che desideravano intraprendere traffici commerciali, finalmente il Giappone fu libero di guardare a Occidente e noi guardammo con interesse all’arte, alla cultura e alla moda giapponese. Molti artisti a Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento, come Van Gogh, Degas e Manet si rifecero a motivi, colori e indumenti giapponesi.

Portrait of Pere Tanguy. Van Gogh, 1887-8

I rapporti con l’Italia ufficialmente iniziarono nel 1866 con la firma del “Trattato di amicizia e commercio”.

Fu così che, nel 1904, si iniziarono a vedere le signore delle classi più abbienti indossare il kimono, ma solo come veste da camera e non nell’accezione originale delle grandi occasioni. In alcune foto dell’epoca, le si vede ritratte col kimono accanto ad arredamenti esotico-orientali.

I kimoni arrivavano solo in Francia e l’Italia li importava da loro, oppure si potevano ordinare via posta ai Grandi Magazzini Mikado di Parigi. Ritagliavi e compilavi con i tuoi dati personali, taglia, colore e modello il tagliando pubblicato nella rivista “La scena illustrata” del 1908 dove potevi vederli indossati e con i relativi costi, in base al tessuto che sceglievi. Il più caro costava 65 lire “in bellissima seta di Nagasaki a fondi di diversi colori e fiorami multicolori, doppio in seta; più la spedizione franco contro vaglia”.

Essendo noi la patria della Moda con la M maiuscola, iniziammo a produrli, replicandone la foggia e i tessuti.

Vi svelo una curiosità: il kimono e lo yukata, che è il domino estivo in cotone, vanno indossati con il lembo sinistro sopra il destro. Se sbagli, ti porta sfortuna, perché solo ai morti viene messo con il lembo destro sopra il sinistro.

Alla fine degli anni Venti, l’interesse per il Giappone perse di appeal e venne dimenticato fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale quando l’alleanza tra Giappone e Italia lo fece tornare in auge per un breve periodo.

Poi non ci fu più nessun interesse da parte nostra per il paese del Sol Levante fino al 1970 con il New Japonisme che andrò a trattare nel prossimo articolo.

Restate collegati!

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