di Carlo Radollovich
Della basilica di San Dionigi, sino ad alcuni anni fa, si erano perse completamente le tracce. Eppure la sua demolizione, ordinata dalle autorità austriache per far posto ai Giardini Pubblici di corso Venezia, non risale a molti secoli fa, ma al 1783. Sappiamo che le origini del tempio si riferiscono alla seconda metà del IV secolo, quando Sant’Ambrogio fece recuperare i resti di un suo predecessore, San Dionigi, per poi far costruire una basilica a lui dedicata.
Per quanto riguarda la chiesa fatta demolire dagli Asburgo, ricordiamo che la croce di Ariberto d’Intimiamo (sotto di lui fece la sua prima comparsa il “Carroccio”), fu trasferita nel nostro Duomo e pure in Duomo esiste la vasca in porfido che un tempo conservava le spoglie dello stesso San Dionigi.
Ma ecco ora una notizia sorprendente: è giunta dalla Sovrintendenza una conferma ufficiale. E’ stato ribadito che anche la Basilica di San Dionigi fa parte dei templi voluti da Sant’Ambrogio. Eccoli menzionati tutti e quattro, così come erano stati aperti al culto: Basilica Virginum (San Simpliciano), Basilica Apostolorum (San Nazaro), Basilica Martyrum (S.Ambrogio), Basilica Prophetarum (San Dionigi).
A proposito delle ricerche sulla basilica di San Dionigi, erano stati avviati primi scavi da tempo, ma solo nel 2017 si scoprirono alcune murature del IX secolo che fecero supporre una testimonianza poi dimostratasi veritiera sotto ogni aspetto: tali murature rappresentano un primo rifacimento della vecchissima chiesa. Si tratta di un importante ritrovamento e ora gli scavi, tutt’altro che conclusi, continuano seguendo alcune precise indicazioni che la muratura fornisce. Va inoltre ricordato che la Basilica di San Dionigi, assieme alle altre tre citate più sopra, formava una sorta di croce grazie alla quale si intendeva proteggere la città.
Gli scavi recenti hanno pure portato alla luce tre sepolture con la presenza di scheletri che saranno presto oggetto di studi particolareggiati, nonché alcune monete.