Questa straordinaria attrice di teatro (1900 – 1988) aveva 25 anni quando incontrò per la prima volta Luigi Pirandello, ormai vicino alla sessantina. Era già stata più volte elogiata da quel critico scorbutico che si chiamava Marco Praga, cosicché il commediografo la scritturò presso il “Teatro d’Arte” ancora prima di conoscerla.
“Benvenuta – fu la sua prima frase – siamo lieti che sia arrivata tra noi”. Per la verità, qualche giorno prima del loro incontro, Pirandello le indirizzò una lettera d’auguri, la prima di quelle 550 che l’insignito del premio Nobel le scrisse sino all’anno della sua morte (1936). Lei gli rispose con una media di una lettera su due.
Non si trattava di lettere d’amore, ma erano veri sfoghi di un letterato anche se lo stesso Pirandello, in una sua frase, si lasciò scappare una sorta di inquieto sentimento e cioè: “Avverto un tumulto di vita che mi gonfia l’anima e il cuore”. In ogni caso, Marta Abba fu per lui una vera musa ispiratrice e permane la constatazione che il loro rapporto, del tutto particolare, stava fruttando pagine memorabili a favore della storia del teatro italiano.
Lei, una donna davvero pratica e concreta, non si identificò mai come diva moderna e sensuale. Infatti, anche quando osservava in lui il pulsare di certe passioni, provvedeva subito a smorzarle, forse perché si rendeva conto che Pirandello non avrebbe mai amato nessuno: egli cercava soprattutto di risolvere i conflitti che si agitavano dentro di lui senza avere il coraggio di avviare con lei una relazione autentica.
Va tuttavia sottolineato che i rapporti con la moglie Maria Antonietta Portulano, prima del suo ricovero in un ospedale psichiatrico (1919), erano ricchi d’amore e di passione. Una domanda sorge spontanea. E’ mai possibile che Marta, dal 1925 in poi, non avesse mai discusso con lui di questo suo smisurato affetto ? Anche se lo scrittore risultava ancora sposato sotto ogni profilo (Maria Antonietta morì quasi novantenne nel 1959), era proprio il caso che Marta lo respingesse fisicamente ? Non sapremo mai la verità su questa intricata storia.
Due anni dopo la morte del Maestro, Marta Abba sposò nel 1938 un ricco petroliere statunitense e di questa unione, risoltasi con il divorzio quattordici anni più tardi, lei non ne volle mai parlare nel corso di interviste o di abboccamenti con la stampa. Forse si rese conto – dicono le cronache – che se avesse amato fisicamente Luigi Pirandello, il suo grande affetto si sarebbe tramutato in un amore assai ricco di poesia e di straordinaria armonia.
Senza il supporto del grande Maestro, Marta Abba cominciò a decadere anche come attrice, tanto che negli anni Cinquanta la sua carriera era già da considerarsi finita. I tempi del suo ricco repertorio, allargato persino a Gabriele D’Annunzio, a Carlo Goldoni e a George Bernard Shaw, costituivano soltanto un lontano ricordo.
Vittima di un ictus e ridotta su una sedia a rotelle dal febbraio 1986, Marta Abba spirò nella nostra città due anni più tardi e ai suoi funerali partecipò un folto numero di persone.