mercoledì, Aprile 24, 2024
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Maria Occhipinti, un’attivista coraggiosa

La scrittrice ragusana nasce nel 1921 e, sin da ragazza, mette in luce il suo carattere forte, assai fiero, sfoggiando successivamente la sua carica combattiva in ogni occasione. Rimane stordita quando viene incarcerata da quella Italia democratica che lei, da sempre antifascista, custodisce da anni nel proprio cuore.

Ma occorre spiegare i motivi di tale arresto. Siamo negli anni 1944 / 1945 e il governo Bonomi emette numerosi bandi leva affinché giovanissimi militari possano combattere a fianco degli alleati. Maria resta sconcertata nell’apprendere che l’arruolamento, nel Nord, lo si effettua per lo più a carattere volontario, mentre nel Sud tutti i futuri soldati vengono chiamati alle armi con tanto di cartoline precetto.

Nascono diverse proteste e anche rivolte all’insegna del motto “non si parte”. E questa contrarietà all’obbligo di reclutare uomini, eseguito secondo Maria in modo troppo coercitivo, fa scattare in lei un significativo cambiamento di vita.

Il 4 gennaio 1945, alle porte di Ragusa, sta transitando un camion carico di ragazzi “catturati” dallo Stato e diverse mamme condannano aspramente questi richiami forzati, avvicinandosi sempre più all’autocarro. Tra le donne c’è anche Maria Occhipinti.

Lei, incinta di cinque mesi, decisamente contraria all’amara constatazione che lo Stato possa eseguire questa sorta di rastrellamento tra i giovani, si pone davanti al camion con tutta la sua persona, obbligando l’autista ad interrompere la marcia e a favorire in tal modo la pronta fuga dei coscritti.

Identificata come leader del movimento siciliano anti leva, Maria viene arresta e incarcerata a Ustica ove partorisce una bella bambina. Quando esce dalla prigione per amnistia (dicembre 1946) scopre piangendo che il marito l’ha lasciata. Però non si scoraggia oltre misura e riesce a partire per la Svizzera. Qui lavorerà molto sodo, trovando tuttavia ritagli di tempo per poter scrivere il più interessante dei suoi tre libri e cioè “Una donna di Ragusa”.

Lei fa capire al lettore che in Italia nessuno vuol più sentir parlare di armi, anche se si sta promuovendo un esercito completamente diverso dal passato, soprattutto con gerarchie completamente nuove. Alcuni intellettuali tifano per la Occhipinti, tra cui lo scrittore Enzo Forcella, che vincerà il premio Bagutta del 1975.

In ogni caso, dal libro di Maria esce un ritratto dell’Italia che si batte eccessivamente a favore del Nord, dimenticando spesso il Sud e i suoi troppi sacrifici che è costretto da sempre a sopportare.

Nella vita sociale è particolarmente attiva; denuncia tra l’altro lo sfruttamento dei lavoratori domestici e difende a spada tratta il miglioramento della condizione femminile, che merita maggiore attenzione e cura da parte di molte associazioni.

Dichiara la sua soddisfazione nell’apprendere che “Una donna di Ragusa” ha vinto il Premio Brancati del 1976 e si dice finalmente lieta che gli italiani abbiano imparato meglio a soppesare la natura dei “diversi” dopoguerra susseguitisi.

Trasferitasi a Roma, ci lascia per sempre tra le mura della capitale nell’agosto del 1996.

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