Ci eravamo occupati, nel gennaio scorso, di questa straordinaria donna milanese (1718 – 1799), sottolineando soprattutto le sue grandi capacità matematiche (affiancò il padre Pietro come docente di questa materia presso l’Università di Bologna) e la sua alta preparazione su questioni teologiche, tanto che il cardinale Pozzobonelli si rivolse a lei affinché esaminasse a fondo alcuni scritti riguardanti l’ostico argomento politica / religione.
Vorremmo ora ricordare Maria Gaetana per la sua incredibile forza d’animo nel sostenere da vicino i più bisognosi e i poveri senza cure, cercando ove possibile di ottenere a loro favore sostanziosi oboli per poter far fronte alle più urgenti necessità.
Si pensi che, sino a diversi decenni fa, era in uso nella nostra città un particolare tipo di borsa, piuttosto ampia, che i milanesi definivano “Gaetana”. Ebbene, con questa sporta, l’istruita e coltissima Maria bussava alle porte di diverse persone facoltose. Non sempre le sue richieste erano coronate da successo, ma non si scoraggiava mai e proseguiva la sua opera con ammirabile costanza.
Nel 1752, Maria Gaetana si ritirava dalla vita pubblica. Già parecchi anni prima aveva deciso di farsi monaca, ma rinunciò a questo suo volere per accudire i numerosi fratellini che il padre ebbe a seguito dei suoi tre matrimoni. Intensificò in ogni caso le opere di carità.
I locali di casa Agnesi si trasformarono presto in un organizzato rifugio per poveri e ammalati, sostenuti anche da un piccolo ospedale fondato dalla stessa Maria. Per poterlo far funzionare, la donna aveva speso ogni suo avere.
Nel 1773 venne nominata direttrice del Pio Albergo Trivulzio, nato due anni prima dalle disposizioni testamentarie del principe Antonio Trivulzio e in questa sede ospedaliera seppe amministrare, con polso deciso ed energico, un delicato e complicato mondo. Stanca, ma sempre ravvivata al suo interno dal fuoco caritatevole, riuscì ad ampliare ulteriormente la sua già ricca spiritualità.
E’ sempre vissuta dedicando ogni suo sforzo a favore degli indigenti, immergendosi di continuo in questo suo incessante proposito. E quando si spense, uno dei ricoverati la ricordò con queste parole: “Iniziò la sua vita di studi improntata alla scienza, da cui non volle staccarsene. Proseguì tuttavia impegnata in molteplici attività caritatevoli, con la ferma intenzione di dedicarsi, in moltissime circostanze, al prossimo più bisognoso”.