di Ugo Perugini
Alla Galleria Art Studio 38 di via Canonica 38, “Mente e Cuore”, espone fino al 30 marzo Pantaleo Cretì.
Bisogna entrare con cautela nel mondo artistico e creativo di Pantaleo Cretì. Perché le sollecitazioni che è in grado di stimolare sono diverse, come diversi sono i temi, gli argomenti che affronta e le tecniche che usa, dalla scultura, alla pittura, al disegno. Avvalendosi di materiali vari come legno, ottone, acrilico, ferro, bronzo, ceramica, carta, tempera, ecc.
Questo suo spaziare su diversi ambiti dimostra la sua continua ricerca, l’incapacità di accontentarsi di fermarsi alla realtà, e il bisogno di cogliere non solo la potenzialità del movimento nelle forme che riproduce ma il movimento stesso. E questo accade nei suoi quadri ma anche nelle sue sculture.
Tra i temi che affronta, Cretì appare particolarmente attento ai problemi del mondo di oggi, che siano quelli legati a un uso distorto del potere religioso (pedofilia), all’alienazione dei manager, ai triti rituali della vita borghese, al dolore della solitudine fino al tema dell’acqua (i suoi rubinetti), come scaturigine di vita. Ma non dimentica l’importanza delle illusioni e affida questa sua aspirazione a due personaggi che ne esprimono al meglio l’essenza, Pinocchio e don Chisciotte. Quando la realtà delude ci si rifugia nei sogni per cercare di rimanere in qualche modo “puri”, senza essere contaminati dalla disgregazione morale che ci circonda.
Certamente, guardando i suoi vescovi, con le loro lunghe vesti, la mitria in testa, ci torna alla mente la serie dei “cardinali” di Manzù. Ma qui, non c’è più la ieraticità che ricercava lo scultore bergamasco: i volti sono contratti, deformi, la geometria piramidale o conica dell’insieme è infranta dalle mani che, quasi sempre, irrompono nell’aria e il messaggio che si veicola è tutt’altro che pacifico: si tratta di un’invettiva forte contro certi abusi della Chiesa.
Ma nella filosofia di Cretì vi è comunque l’aspirazione a un miglioramento, a una ascesa dell’uomo ben simboleggiata dalle scale, sia a pioli che a gradini, che gli servono anche per dare senso a quella sua “folle” ricerca di movimento. E’, infatti, nella iterazione degli uomini (che diventano stilizzate figurine in frenetico moto, nell’opera “Lotta per l’acqua”), dei cardinali che salgono “Verso l’alto”, degli uccelli (penso al bellissimo lavoro scultoreo intitolato “L’albero della vita”), dei pinocchi (“Piramide di Pinocchi”) che avviene il miracolo della vita, vista come un brulicare indistinto, una ricerca, forse vana e angosciosa, di senso e di libertà.