di Carlo Radollovich
Una notizia da considerarsi davvero ottima che, non solo sotto il profilo artistico, potrà sensibilmente giovare alla ben nota Orchestra Verdi.
Infatti, Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività culturali, ha riconosciuto che una delle nostre orchestre di maggiore spicco, la Verdi, come viene denominata tout court, venga senz’altro inserita come Istituzione Concertistica Orchestrale. Essa affianca in tal modo le altre tredici, presenti nell’arco musicale italiano, ed è finalmente in grado di offrire agli allievi dei vari conservatori una prima valida apertura in tema di lavoro.
Attiva nella nostra città, e non solo, da più di vent’anni, fondata nel 1992 da Luigi Corbani (colui che contribuì a ricostruire l’Auditorium di Milano, inaugurato nel 1999 in Largo Gustav Mahler) e dal direttore d’orchestra russo naturalizzato italiano Vladimir Delman (che già nel 1974 aveva abbandonato l’allora Unione Sovietica), la Verdi vede così confermata la sua indiscussa fama, culminata negli anni 2000, 2001 e 2006 con l’ottenimento di diversi premi e importanti riconoscimenti.
In molti ricordano le sue applaudite esibizioni in Argentina, Brasile e Cile nonché le sue indimenticabili tournée in Francia, Spagna, Portogallo e Svizzera.
L’orchestra ha pure sviluppato un’intensa attività discografica, con l’incisione di circa trenta CD.
Nel 2013, dopo numerosi successi ottenuti in Germania, venne invitata ad esibirsi partecipando ai Proms della BBC di Londra, ove molti spettatori, non soltanto inglesi, furono disposti a sopportare lunghe code per poter entrare in possesso del biglietto.
La stagione 2013-2014 era stata caratterizzata da un vasto programma di concerti dedicati al Bicentenario Verdiano e dalla pregevole esecuzione dell’Ottava Sinfonia di Gustav Mahler sotto la direzione del maestro Riccardo Chailly.
Ora, l’Orchestra Verdi è ansiosa di conseguire risultati “concreti” dopo il riconoscimento ottenuto da Franceschini, nel senso che sono attesi (almeno, così si spera) importanti finanziamenti per far fronte a costi sempre più crescenti e soprattutto per non continuare a dipendere dai contributi dei soci, degli abbonati e della Banca Popolare.