sabato, Novembre 16, 2024
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L’interconnesione tra salute umana e ambientale

In occasione del Corso di Formazione Professionale Continua: “L’interconnessione tra salute umana, ambientale e il rapporto tra zoonosi e pandemie”, svoltosi il 26 Ottobre scorso…

…presso l’Università La Sapienza di Roma, ecco in merito – a seguire – il pensiero di Bartolomeo Griglio, Responsabile Prevenzione, Sanità pubblica veterinaria e Sicurezza alimentare, Regione Piemonte.

“Il valore dell’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale nell’approccio One Health”

Il concetto che la salute degli animali e l’ambiente intorno a noi influenzano la salute delle popolazioni non è un’idea nuova. Già tra il XIX ed il XX secolo Rudolf Virchow e William Osler avevano cominciato a considerare la salute animale ed umana come strettamente correlate. Virchow fu il primo ad utilizzare il termine “zoonosi”, intendendo una qualsiasi malattia infettiva o parassitaria degli animali che può essere trasmessa all’uomo direttamente (contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indirettamente (tramite altri organismi vettori o ingestione di alimenti infetti). Successivamente Osler sostenne con convinzione l’importanza della veterinaria come disciplina fondamentale di sanità pubblica. Gli esempi di zoonosi che mettono a rischio la salute umana sono numerosi (febbre gialla, brucellosi, rickettsiosi), esiste poi un rilevante numero di parassitosi (amebiasi, schistosomiasi, tripanosomiasi, teniasi, toxoplasmosi, leshmaniasi, fascioliasi, trichinellosi, per citare solo le più diffuse) che mantengono serbatoi animali e sempre più spesso sono in grado di colpire l’uomo. Il fatto che, delle 1.461 malattie riconosciute che colpiscono la specie umana, circa il 60% sia causato da patogeni in grado di colonizzare più ospiti e migrare tra specie diverse (tra queste AIDS, SARS, malaria, febbre dengue ed altre febbri emorragiche) ci dà la dimensione allarmante del problema.

Termini come “infezioni emergenti” e “nuova peste” sono stati utilizzati in più occasioni per descrivere l’aumentato rischio rappresentato da alcune malattie infettive, molte delle quali trasmesse dagli animali all’uomo e favorite anche dai cambiamenti climatici in atto. Si stima che, nelle ultime tre decadi, circa il 70% delle malattie infettive umane emergenti siano zoonosi, o malattie trasmesse da vettori. Negli anni novanta, Calvin W. Schwabe dell’Università di California, epidemiologo veterinario, parassitologo e riconosciuta autorità mondiale sulle zoonosi, coniò il termine “One Medicine”, successivamente modificato in “One Health”, con lo scopo specifico di unificare le discipline mediche umane e veterinarie per sconfiggere le zoonosi rilevanti per la sanità pubblica. Bisognerà però attendere il 2004 perché il termine “One Health”, venga definitivamente adottato a livello globale da parte degli esperti mondiali ed includa anche un riferimento all’importanza della salvaguardia dell’ambiente in cui noi tutti, uomini ed animali, viviamo.

Rappresentanti del OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), FAO (Food and Agriculture Organization), CDC (Centers for Disease Control and Prevention – Ente Governativo Americano) ed altre organizzazioni nazionali e sovranazionali, nel corso di un simposio presso la Rockfeller University, il 24 settembre 2004, denunciarono il pericolo rappresentato da fenomeni sempre più comuni, come la scomparsa di alcune specie e l’invasione di specie aliene, il degrado dell’ambiente, l’inquinamento ed i cambiamenti climatici in grado di alterare la vita nel nostro pianeta, dagli oceani più profondi alle città più popolose. In quell’occasione venne presentata una lista di 12 principi “The Manhattan Principles on One World, One Health” che rappresentano un pressante invito a tutto il mondo scientifico affinché il ricorso ad un approccio interdisciplinare e trasversale alla prevenzione, la sorveglianza ed il controllo delle malattie sia in grado di garantire l’integrità biologica e la conservazione dell’ambiente del nostro pianeta per le generazioni future.

I concetti emersi nel corso dell’evento sono stati successivamente raccolti in un documento “Contributing to One World, One Health – A Strategic Framework for Reducing Risk of Infectious Diseases at the Animal-Human-Ecosystem Interface. 14 Oct. 2008. Consultation Document produced by FAO, OiE, WHO, UN System Influenza Coordination, UNICEF, THE WORLD BANK” che ha rappresentato la base per la nascita di iniziative tra le quali la più importante, negli USA,One Medicine – One Health” (onehealthinitiative.com) che si propone di promuovere la collaborazione e la comunicazione tra diverse discipline affinché lavorino insieme a livello locale, nazionale e globale, stabilendo un approccio integrato (olistico). L’obiettivo comune è la prevenzione ed il controllo delle malattie in grado di determinare epidemie tra gli esseri umani e gli animali (epidemiche ed epizootiche) mantenendo l’integrità del nostro ecosistema, a beneficio di tutti gli esseri viventi, e garantendo la biodiversità fondamentale per tutti noi.

Solo superando le barriere tra agenzie, individui, specialità e settori diversi si potranno liberare le energie e condividere le conoscenze necessarie ad affrontare le serie minacce alla salute di tutte le specie viventi e alla stessa integrità dell’ecosistema. Non è possibile risolvere i problemi di oggi e le minacce future con i metodi passati; viviamo nell’era di “una sola medicina, una sola salute” e dobbiamo sviluppare soluzioni innovative, multidisciplinari e proiettate nel futuro per affrontare le sfide che ci aspettano.

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