venerdì, Marzo 29, 2024
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L’ARCIVESCOVO ARNOLFO II E OTTONE III DI SASSONIA

di Carlo Radollovich

Una storia davvero curiosa, in cui si mescolano verità storiche e strane leggende.

Si era all’inizio del secolo XI e, in quell’epoca, l’imperatore del Sacro romano impero, Ottone III, decise di prendere moglie, non solo di stirpe nobile, ma dalle eccelse qualità. Puntava in effetti ad impalmare una principessa molto dolce e soprattutto bella.

Purtroppo, tra le alte sfere di sua conoscenza, non ravvisava la presenza di una donna che sarebbe stata sua compagna per tutta la vita e decise perciò di rivolgersi ad un suo fidato amico, l’arcivescovo di Milano Arnolfo II, già a capo della diocesi ambrosiana dall’anno 998 e lo pregò di interessarsi al riguardo.

Arnolfo II non era proprio entusiasta del compito assegnatogli, ma per continuare ad intessere buoni rapporti tra Chiesa e Impero, finì con l’accettare l’incarico.

Tramite fitte indagini a livello diplomatico, l’arcivescovo venne a sapere che la principessa bizantina Zoe (978-1050), figlia di Costantino VIII, assai colta e di rara bellezza (come la definiva il politico e storico Michele Psello), sarebbe stata disponibile a compiere il grande passo, certamente allettata dalle numerose ricchezze possedute da Ottone.

L’imperatore, entusiasta per i racconti e le descrizioni di Arnolfo, lo inviò subito a Costantinopoli, sovraccarico di moltissimi e preziosi regali da donare a Zoe.

La principessa, impegnandosi ad incontrare e a sposare Ottone, contraccambiò con due singolari omaggi: un serpente in bronzo risalente ai tempi di Mosè e una testa bronzea dalle proprietà magiche. Il primo, aveva il potere di guarire malattie intestinali provocate dalla tenia e il secondo, come dice la leggenda, aveva la proprietà di rispondere a varie domande imitando la voce umana.

In tempi brevissimi, Arnolfo, la principessa e il suo seguito salparono da Costantinopoli con destinazione le Puglie. Ma Arnolfo, prima di giungere a Bari, volle mettere alla prova la testa bronzea e le chiese: “Come sta l’imperatore Ottone ?” Questa rispose: “E’ morto”. L’arcivescovo non volle crederci, ma, giunto a destinazione, apprese con costernazione che Ottone aveva nel frattempo lasciato questa terra, a soli ventuno anni, a seguito di febbri malariche non meglio chiarite.

La principessa, triste e delusa, se ne tornò a Costantinopoli portando con sé la testa magica, ma lasciando ad Arnolfo il serpente di bronzo. Zoe farà comunque una splendida “carriera” e sarà una delle quattro donne a regnare su Bisanzio assieme a sua sorella Teodora, Irene ed Eudocia.

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