di Carlo Radollovich
Sul lato dell’antico ospedale che dà verso via Francesco Sforza (civico 28), è custodito un ricco archivio di autentiche rarità che appartiene allo stesso ospedale. Tra diversi registri, cartelle e faldoni decisamente corposi, risalenti a secoli fa, sono conservate ben 16 mila pergamene e addirittura un raro papiro egizio risalente a 1700 anni prima di Cristo.
Lungo i corridoi della struttura appare una interessante e vasta esposizione di oggetti e attrezzature mediche d’un tempo, tra cui strumenti chirurgici in perfetto stato di conservazione. Ecco poi apparire un busto in marmo dedicato a Luigi Mangiagalli (1850 – 1928), accademico di indiscussa fama, rettore universitario, ginecologo e pure sindaco di Milano tra il 1922 e il 1926.
Proseguendo il nostro cammino all’interno dell’edificio ci imbattiamo in un cortiletto, oltrepassato il quale giungiamo in prossimità delle cosiddette Sale Capitolari (in totale due), anticamente sede del CDA dell’ospedale. Si tratta di saloni davvero splendidi, edificati nel 1637. Il più ampio, denominato Capitolo d’Inverno, è stato magnificamente affrescato nel 1638 da Paolo Antonio Maestri, figlio del più noto noto Giovan Battista, detto il Volpino. Il salone più piccolo, denominato Capitolo d’Inverno, ospita preziosi arredi e grandi scaffalature in noce.
Tali locali furono lesionati durante i bombardamenti dell’agosto 1943, ma tornarono totalmente in vita dopo la guerra, a seguito di accurati restauri. Venne invece completamente rasa al suolo l’antica spezieria seicentesca che, solo pochi anni prima, si pensava di trasformare in un museo sanitario ospedaliero.
Peccato che la possibilità di visitare queste meraviglie sia del tutto inadeguata al valore di quanto esposto poiché la frequenza è davvero assai saltuaria. Infatti, l’archivio è accessibile solo a studiosi e solo su appuntamento, mentre il pubblico è ammesso solo in via straordinaria, ad esempio in occasione delle Giornate del Fai, ossia all’inizio di aprile.