di Carlo Radollovich
Un breve flash sulla chiesa di Santa Maria Incoronata (corso Garibaldi 116), prima di intrattenerci sulla biblioteca agostiniana. Denominata in tal modo perché la costruzione venne ultimata in occasione dell’incoronazione di Francesco Sforza nel 1451, essa fu realizzata in perfetto stile gotico. Ma il suo aspetto venne sensibilmente modificato nel Seicento e nell’Ottocento.
Solo nell’anno 1900, grazie agli ingegnosi progetti studiati dall’architetto Francesco Pellegrini, la chiesa venne restituita alle originali caratteristiche gotiche.
Essa si presenta “doppia”, analogamente a quella di San Cristoforo sul Naviglio (via S.Cristoforo 3), perché espressamente voluta da Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco, la quale desiderò confermare la propria fedeltà al consorte con questo “gioco” di realizzazione.
Una incantevole perla, facente parte della costruzione del tempio, è rappresentata dalla Biblioteca Umanistica, eretta nel 1487 dai frati agostiniani e riportata recentemente agli antichi splendori grazie ad una serie di accurati restauri.
E’ a tre navate, divise da eleganti colonne di granito, con la presenza di soffitti a volta affrescati con dei visi piuttosto accigliati dei Magistri Sacrae Paginae (personaggi illustri dell’Ordine agostiniano), volti che appaiono sulle lunette tra gli archi e le pietre (denominate “peducci”) appartenenti alle volte a crociera.
La biblioteca, nel Medio Evo, era in grado di assicurare una confortevole consultazione di numerosi codici e manoscritti grazie alla splendida luce che, nel corso delle giornate prive di nubi, giungeva nelle sale attraverso ampie finestre. Va ricordato che l’arcivescovo Federico Borromeo, poco prima dell’inaugurazione della Biblioteca Ambrosiana (1609) fu molto attivo nel far prelevare, da diversi monasteri e conventi (tra cui quello agostiniano), consistenti collezioni di codici e di altri preziosi tomi. Egli si era infatti riproposto di fondare un centro di studi aperto anche al pubblico.
Molti volumi disponibili presso l’Incoronata furono destinati alla Biblioteca Ambrosiana mentre altri andarono purtroppo dispersi con la soppressione del convento agostiniano, avvenuta nel 1797, per disposizione impartita direttamente da Napoleone.