Stavano in barca a pesca nelle vicinanze di Lampedusa, la mattina di qualche anno fa. C’erano lui, Vito Fiorino, e un amico. Stavano disponendo le reti per tentare di trascinare qualche pesce dalla loro parte, quando improvvisamente apparve loro uno spettacolo che possiamo definire spaventoso e raccapricciante: circa 200 persone stavano davanti a loro urlanti, che chiedevano soccorso con tutte le loro forze.
Proprio lui, un falegname di Bari, cresciuto a Sesto San Giovanni, e un suo coetaneo, si adoperarono immediatamente per salvare almeno una parte dei numerosi naufraghi che si paravano loro dinnanzi, ma al momento tutto sembrava inutile poiché le loro mani, sporche di gasolio, erano assai scivolose e se ne andavano via per conto loro.
Riuscirono con un po’ di fortuna a raccogliere 46 uomini e una donna, ma la catastrofe prendeva corpo davanti ai loro occhi: più di 350 migranti morti nel tentativo di aggrapparsi alla barca, ormai esausti dopo ore e ore in continuo agitarsi tra le onde
Alcuni dei superstiti inviano ancora oggi auguri a Vito Fiorino e restano con tutto il cuore in contatto con lui. Gli inviano pure foto dei loro congiunti, e gli confermano d’aver ripreso a vivere nel nord Europa malgrado le terribili ore trascorse in quella notte nel mare di Lampedusa.
La storia del suo grande coraggio è stata raccontata in un libro, scritto da lui e da una docente di scuola superiore che insegna a Rho (dal titolo “Vito e gli altri”) e tutti i particolari descritti sono ancora avvolti da quella visione di morte che Vito ha pure provato sulla sua pelle e che non è ancora riuscito a rimuovere.
Ora, il comune di Rho ha deciso di donare 400 copie di tale libro a otto scuole cittadine. Non solo. Non appena gli scolari avranno ricevuto in regalo tale libro, dovranno scegliere il nome di uno dei migranti morti in quel mare con la promessa di conoscere da vicino la storia di questa enorme sofferenza per poi trasmetterla a qualche compagno.