martedì, Dicembre 24, 2024
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La donna soldato (generale) Piera Fondelli Gatteschi

Proprio lei, Piera Fondelli (coniugata Gatteschi), una delle prime donne militari della storia moderna italiana, vede la luce a Greve, in Toscana, nel 1902. Il padre muore prima della sua nascita e, ancora bambina, la madre la porta con se’ a Roma. Già durante il primo conflitto mondiale, Piera mette in evidenza tutte le sue doti di persona decisa e risoluta.

Le non comuni qualità organizzative e la fermezza del suo carattere contribuiscono presto alla sua nomina di ispettrice della Federazione dell’Urbe e si occupa non solo dell’Opera maternità e infanzia, ma anche della Croce Rossa.

Nel 1936 lascia provvisoriamente ogni incarico perché si sposa e segue il marito, l’ingegner Mario Gatteschi in Africa, dove e’ impegnato in alcuni lavori stradali vicino ad Addis Abeba. Purtroppo, viene imprigionato dagli inglesi e Piera si vede costretta a rientrare in Italia.

Quando viene fondato il Servizio Ausiliario Femminile nell’aprile del 1944 (SAF), riceve inaspettatamente la nomina di generale di brigata. Ordina alle sue ragazze di non indossare i pantaloni, di rinunciare al trucco e pure al fumo. Vuole insomma creare l’immagine della donna soldato, anche se non pretende che si rinunci ad una giusta dose di femminilita’.

Dirà più avanti: ”Non desideravo un esercito di amazzoni, ma di vere ausiliare, pronte nel restare al fianco di tutti coloro che combattono per il bene dell’Italia”. Va detto che, nell’arco di un solo anno, più di cinquemila donne partecipano ai corsi d’addestramento che hanno luogo a Como e a Venezia.

Nell’aprile del 1945 il SAF termina ogni operazione e viene smantellato. Piera Gatteschi si attiva enormemente, temendo vendette, per salvare con ogni mezzo la vita delle sue donne soldato. Riesce nel suo intento anche se lei stessa dovra’ eclissarsi per un lungo anno, dapprima chiedendo ospitalità presso un convento per poi restare qualche tempo in Abruzzo, in compagnia del marito, nel frattempo tornato dalla prigionia.

Negli anni Sessanta si occupa di viaggi turistici dedicati ai giovani, poi si appassiona all’arte pittorica, tanto che alcuni dei suoi quadri vengono sinceramente apprezzati.

Quando muore, nel settembre del 1985, una sua affezionata ex ausiliaria scrive quanto segue nel ricordo di lei: ”Se la vita e’ lotta, movimento, entusiasmo e delusione (…) sapendoci meravigliare e commuovere (…), se tutto ciò è vita, tu eri la vita”.

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