Venerdì 21 maggio, nel descrivere su “ilMirino” l’entrata in Milano del ventiseienne Napoleone Bonaparte con il suo esercito, raccontavamo che il generale, malgrado il recentissimo matrimonio con Giuseppina Beauharnais, aveva subito adocchiato ad un pranzo la bellissima cantante Grassini, battezzata da molti “ugola d’oro”.
La corteggiò e ne ricevette i favori. La sua voce era assai espressiva, dalla notevole estensione e con centrate vocalizzazioni particolarmente leggere. Inoltre, diverse stampe la ritraevano sempre incantevole, tanto che un nobile padovano, Carlo Leoni, scrisse di lei : ” Stupenda figura, tutta soffusa di voluttuoso e magnifico languore, con linee soavissime”.
Aveva esordito alla Scala nel 1790 a soli diciassette anni ne “La bella pescatrice”, mentre il compositore Antonio Zingarelli scriveva appositamente per lei l’opera “Giulietta e Romeo”. Cantò in diversi teatri: nel ’95 era alla Fenice di Venezia, nel 96 alla Scala e nel ’97 niente meno che al San Carlo di Napoli.
Al di là della melodiosa voce, la sua avvenenza era sempre al centro di ogni ricevimento, corteggiata da diversi personaggi. Non si dimenticava di Napoleone, al centro della gloria militare, ma sarebbe arduo ricordare tutti gli amori in cui volle immergersi.
Di certo, un celebre violinista, Pietro Rode, francese, grande interprete di musiche classiche, conosciuto a Parigi nel 1800, restò impresso nel suo cuore. E stupisce a questo punto il comportamento di Napoleone anche se, evidentemente, si era consolato con altre donne.
L’imperatore non serbò alcun rancore nei riguardi della Grassini. Anzi, la nominò cantante ufficiale presso la sua corte ricompensandola con un assegno di 50 mila lire, con l’aggiunta di parecchi e preziosi doni. Infatti, lei conservò il titolo di prima cantante di Napoleone sino al 1814.
Caduto il grande còrso, Giuseppina Grassini continuò a cantare presso i teatri lirici di alcune città tra cui Padova, Trieste e Firenze per poi ritornare alla Scala nel 1817, senza tuttavia riscuotere quei successi di pubblico che rimasero soltanto nei suoi archivi.
Si ritirò definitivamente dalle scene nel 1823 e si stabilì a Milano, dedicandosi all’insegnamento e distinguendosi per le sue generose offerte di denaro ai più bisognosi. Poco prima di lasciarci (gennaio 1850) amava ripetere ad amici e parenti: “Qui qui posò la sua testa il mio Napoleone”