Nato nel 1766 in una cittadina boema oggi appartenente alla Repubblica Ceca (Seltschan, in tedesco), fu persona giudicata da molti integerrima e leale anche se malvisto dai Milanesi per i noti conflitti locali, culminati con le Cinque Giornate del 1848.
Una carriera militare di tutto rispetto. Lo ricordiamo, tra l’altro, come severo ufficiale austriaco nella guerra contro i Turchi (1787-1791), si distinse nel 1796 contro Napoleone, fu aiutante di campo nel 1799 sempre contro i francesi, era stato posto a fianco del generale Schwarzenberg con il grado di Capo di Stato Maggiore, fu combattente in Ungheria agli ordini dell’arciduca Ferdinando (1818) e infine venne nominato feldmaresciallo nel 1836 con l’incarico di governatore militare della Lombardia.
Quando scoppiò la rivoluzione milanese aveva compiuto 82 anni, era padre di quattro figli avuti dalla contessina Francesca Romana e successivamente si legò con la popolana Giuditta Meregalli, nata nella nostra città, che gli diede quattro figli.
Uno di questi, in occasione di una funzione in Duomo, volle contestare la messa lanciando urli e parole volgari. L’arciprete si diresse subito verso di lui e lo rimproverò aspramente. Il giovane, dimostratosi ancora più sfrontato, volle sfidare il religioso a duello, pregandolo di scegliere il luogo e l’arma. L’arciprete rispose: “Il luogo è questo e l’arma è già qui a tua disposizione”.
E mostrandogli la mano gli assestò un potente ceffone che gli causò una pesante caduta a terra. Radetzky, informato dell’incidente, non esitò a scusarsi il giorno stesso con il sacerdote.
Nel corso delle Cinque Giornate, Radetzky dovette far fronte ad una situazione assai delicata e complessa. In uno scenario di autentica guerriglia, con le barricate erette quasi ovunque, decise di non effettuare cannoneggiamenti per evitare massacri.
Ordinò tuttavia all’esercito di effettuare bombardamenti durante la Quinta Giornata, non per colpire direttamente, ma per coprire la ritirata delle sue truppe verso Porta Romana. Ritornò a Milano il 6 agosto 1848 e l’anno successivo contribuì a sconfiggere i piemontesi a Novara.
Nel 1857, alla tenera età di 91 anni, venne collocato a riposo dall’imperatore Francesco Giuseppe. Si spense a Milano nel 1859 a seguito di una caduta. I funerali furono celebrati in Duomo, mentre le funzioni solenni si svolsero presso la cattedrale di Vienna alla presenza di numerose autorità.