A Milano la presentazione, in anteprima stampa, della Mostra che si aprirà il 15 ottobre a Bassano del Grappa, dedicata ad Antonio Canova, a duecento anni dalla morte. Una grande esposizione che sarà visitabile fino al 26 febbraio 2023.
Oggi nessuno mette in dubbio l’arte eccelsa di Antonio Canova, nato a Possagno, vicino a Bassano del Grappa, nel 1757, e morto a Venezia il 13 ottobre 1822. Ne è una conferma la bella mostra che si aprirà il 15 ottobre prossimo, proprio presso il Museo Civico di Bassano, per celebrare i duecento anni dalla sua morte, intitolata “Io, Canova. Genio europeo”.
Eppure in passato vi sono stati dei periodi in cui il lavoro dello scultore fu criticato e addirittura dimenticato. Anche quando era in vita gli toccò difendersi da chi gli rinfacciava di limitarsi a copiare i classici antichi. Così rispondeva a questi detrattori: «vi vuol altro che rubbare qua e là da pezzi antichi e raccozzarli assieme senza giudizio, per darsi valore di grande artista. Conviene studiare dì e notte su’ greci esemplari, investirsi del loro stile, mandarselo in mente, farsene uno proprio…».
Solo verso la metà del Novecento, Canova fu, per così dire riscoperto e la sua opera riabilitata, riconquistando la dignità quale maggiore esponente del Neoclassicismo in scultura. Ora questa mostra – in cui sono esposti 140 suoi lavori, provenienti da diversi musei italiani ed europei, ma anche manoscritti, lettere, disegni, volumi della sua ricca biblioteca – vuole riconoscere in Canova, oltre allo scultore, definito il nuovo Fidia, anche l’uomo, il collezionista, il diplomatico e il protettore delle arti.
La Mostra curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo, con la direzione scientifica di Barbara Guidi, indaga il percorso dell’artista dagli anni della formazione a Venezia fino al trasferimento a Roma dove avvenne il suo incontro con la scultura antica che stimolò la sua creatività. Canova, va ribadito, non si limita a copiare le opere classiche, come spesso accadeva, ma le studia e cerca di coglierne l’ispirazione profonda per poterla ritrasmettere nei suoi lavori, in modo libero, senza sentirsi ingabbiato da principi teorici o accademici ma spinto dal gusto per ciò che è bello, in perfetto equilibrio tra reale e ideale.
Tra le numerose opere di Canova, da segnalare una scultura riscoperta solo recentemente e intitolata “Maddalena giacente”, realizzata per il secondo Conte di Liverpool, che ha avuto una lunga e travagliata vicenda di passaggi ereditari e che è stata venduta all’ultimo proprietario per una cifra modestissima: 4400 sterline. L’opera si trovava in pessime condizioni, ricoperta di muschio in una villa inglese. Riconosciuta come autentica opera di Canova – grazie a un calco in gesso e a vari disegni preparatori ritrovati a Possagno che lo dimostrano in modo inequivocabile – è stata messa all’asta per un valore attorno ai 6 milioni di sterline! Non ha trovato ancora un compratore ed è una fortuna perché così la si potrà ammirare in mostra.
Altra opera che troveremo in mostra è l’“Endimione” anche in questo caso nella scultura il protagonista, un giovane bellissimo di cui si era innamorata la dea Selene, è rappresentato disteso e dormiente in un sonno che dovrebbe preservarlo dalla morte. Anche questo lavoro in qualche modo prelude a un certo gusto romantico di Canova. Giuseppe Pavanello si spinge a segnalare un’altra opera originale, “La principessa Leopoldina”, ritratta mentre dipinge un paesaggio, che potrebbe essere definita una vera e propria “scultura on plein air”.
Ma Canova amava l’arte anche come collezionista attento e preparato. Nello spazio privato del suo atelier, che Stendhal definiva “un luogo unico sulla terra”, conservava una vasta raccolta di opere, tra cui quelle di Gerolamo Bassano, Moretto da Brescia, Piranesi. Era anche un grande ammiratore di Tiepolo di cui possedeva numerosi disegni, dipinti e incisioni.
Altra caratteristica di Canova era la sua grande capacità diplomatica. Proveniva da famiglia di umili origini, ma sapeva gestire rapporti con sovrani, principi, imperatori, riuscendo a mantenere la sua dignità senza indulgere in atteggiamenti servili.
Fu merito suo se fu possibile recuperare molte opere d’arte trafugate dai Francesi dopo il 1797. E per questo girò l’Europa: da Parigi tornò con un convoglio di 41 carri pieni di opere “recuperate”, sfruttando anche l’appoggio degli inglesi, degli austriaci e dei prussiani. Canova, infine, va ricordato per la sua attenzione in difesa dei beni culturali e del loro valore e significato per la nazione a cui appartengono.
L’unico rammarico per la Mostra è il mancato accordo con i Musei dell’Ermitage a San Pietroburgo e quello di Kiev per il sopraggiungere del conflitto tra le due nazioni. Una delle opere che doveva essere inviata a Bassano si intitola, quasi monito inascoltato,“Pace”: una splendida scultura allegorica di Canova. E la speranza di tutto il mondo è che prima possibile la pace torni tra i popoli e le opere degli uomini come Canova tornino a testimoniare il ritrovato dialogo tra le genti in nome dell’arte e della bellezza.