Le registrazioni live hanno sempre un loro incredibile fascino. Se non altro per gli applausi che ogni volta scaturiscono scroscianti alla stregua di intime sottolineature di consenso ai riusciti assolo dei musicisti. Stessa emozione che si ha ascoltando l’esibizione del Duo Guido Di Leone e Dario Deidda in concerto dal vivo al Duke Jazz Club di Bari.
Nel CD “In DUO” – edito da Abeat Records di Mario Caccia – Guido Di Leone e Dario Deidda si esibiscono in nove brani, alcuni famosissimi , composti da grandi del jazz, altri originali come “Scherzi” dello stesso Di Leone, di fronte a un pubblico appassionato che apprezza le performance dei due artisti e la loro capacità di intendersi al volo, seguendo gli spunti improvvisativi reciproci con eccellente intuito.
La combinazione più semplice nelle esibizioni di jazz è senza dubbio quella che vede protagonisti una chitarra e un basso. Senza bisogno di pianoforte, batteria, ottoni. Questo mix minimalista ha consentito di creare in passato realizzazioni incredibili quanto a sensibilità e abilità nel dialogo che si instaura tra i due esecutori.
Il duo offre diverse opportunità e sfide sonore e stilistiche molto difficili da affrontare ma altrettanto gratificanti. In questo caso specifico, si tratta di una sfida superata in modo brillante anche grazie all’aiuto di pezzi “standard jazz”, cioè brani famosi, conosciuti dagli ascoltatori e decisamente evergreen.
Si inizia con “Careful” di Jim Hall, che ha un sound “cerebrale” che va ascoltato con attenzione per coglierne sfumature nelle variazioni stilistiche e compositive che si susseguono.
Poi c’è “Flamingo” di Ted Grouya, che era un giovane francese che al termine di un concerto di Duke Ellington gli propose la sua canzone che lui fece diventare un successo internazionale. La melodia che conosciamo tutti emerge disponibile a essere rivisitata dai due artisti con garbo e grazia intimistica, fino a dissolversi nell’aria.
E ancora “Tricotism” di Oscar Pettiford, grande esempio di melodia “be-bop”, il famoso “Canto de Ossanha” del chitarrista Baden Powell, “Tangerine” (1941) di Victor Shertzinger, fino a “Prelude to a Kiss” del grande Duke.
Poi “Eternal Triangle” del sassofonista Sonny Stitt, a livello dell’immenso Charlie Parker, e “My one and only love” di Guy Wood.
Insomma, un CD da ascoltare e apprezzare per le atmosfere che crea e la bravura degli interpreti.