Le Associazioni del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” esprimono la massima solidarietà a Sinisa Mihajlovic, allenatore di calcio licenziato da parte del Bologna FC. Una notizia non particolarmente rilevante o eccezionale nell’ambito sportivo: ma Sinisa Mihajlovic non è solo un campione, ex-giocatore e allenatore di calcio, è anche un paziente con tumore, che dal 2019 lotta contro la leucemia.
Mihajlovic in questi due anni e mezzo ha scelto di continuare ad allenare, di continuare a lavorare, come scelgono di fare tanti pazienti con tumore; ha voluto condividere il suo percorso e la sua storia, senza nascondere nulla, sensibilizzando l’opinione pubblica sul contributo che possono continuare a dare alla società i pazienti oncologici e oncoematologici, anche durante le cure. Un percorso che ora è arrivato, purtroppo, allo stesso epilogo che hanno tante altre storie di pazienti che lottano contro il cancro: il licenziamento da parte del datore di lavoro.
Senza entrare nel merito delle motivazioni tecniche e sportive che hanno portato la società ad esonerare l’allenatore dal suo incarico, ci auguriamo che la storia di Sinisa Mihajlovic possa accendere i riflettori sui diritti sul lavoro e sul problema del reinserimento sociale e lavorativo delle persone che convivono con un tumore: un tema sempre più rilevante, con la progressiva cronicizzazione delle patologie tumorali, ma spesso ignorato nel dibattito politico e sottovalutato dall’opinione pubblica.
Un tema sul quale il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” è impegnato da tempo, contribuendo, grazie al sostegno dell’Intergruppo Parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”, a portare alla discussione in Parlamento di 5 disegni di legge, trasversali a tutti i gruppi parlamentari, sulla conservazione del posto di lavoro (periodo di comporto) e sui permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche e onco-ematologiche, invalidanti e croniche. Un percorso che ha subito una battuta d’arresto con la caduta del Governo, ma che deve assolutamente proseguire anche nella prossima legislatura, con il varo di un Testo Unico sulla tutela dei diritti dei pazienti sul posto di lavoro.