domenica, Dicembre 22, 2024
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I VECCHI MILANESI PER IL LORO DUOMO

di Carlo Radollovich

La proverbiale generosità dei Milanesi è nota da secoli, ma nel Trecento spiccava notevolmente. Infatti, quando nel 1386 venne posta la prima pietra riguardante la costruzione del nostro Duomo (vedi foto), il duca Gian Galeazzo Visconti chiedeva ai cittadini e alle loro borse un significativo contributo per poter far fronte alle cospicue spese che si stavano affrontando. Pellicciai, armaioli, produttori di granaglie, ma anche notai e possidenti, assicurarono il proprio aiuto economico a favore della futura cattedrale.

E chi non poteva contribuire con quattrini sonanti, si affidava alle varie forme di collette. In tal modo, i milanesi meno abbienti iniziarono a raccogliere vecchie pellicce, gioielli a volte di pregio, ma anche prodotti caseari in genere, salumi ben stagionati, persino madie e cassapanche. Il tutto veniva immagazzinato in particolari botteghe, le quali provvedevano a rivendere, nella forma più idonea, sia gli oggetti sia i prodotti. Il ricavato veniva versato alle autorità competenti che poi destinavano il tutto a favore del futuro Duomo.

Si ricordano particolari gesti di generosità. Ad esempio una ricca dama, vedova da pochi mesi, contribuì con il lascito di tutti i suoi numerosi beni. Un corriere, che stava per consegnare una cospicua somma di denaro a un destinatario ignoto, morì improvvisamente dalle parti di Porta Vercellina. Un milite, resosi conto della situazione, raccolse il denaro per poi cederlo a favore della cattedrale.

Ma vi erano cittadini che pensavano come il futuro Duomo potesse essere anche luogo di cultura oltreché di preghiera. A tale scopo iniziarono a raccogliere vecchi manoscritti e codici che, verso la fine del Trecento, furono raccolti in una biblioteca. Proprio qui, un poeta che apparteneva alla corte dei Visconti, un certo Giovanni de Bonis d’Arezzo, si prese l’incarico di tenere lezioni di letteratura dietro compensi che poi sarebbero stati versati al Duomo. Per sé chiese soltanto vitto e “due quartini di vino al giorno”.

E’ curioso notare che le dimostrazioni di generosità accennate coinvolsero anche i fedeli delle regioni vicine, tra cui Piemonte ed Emilia Romagna. Si organizzarono infatti lunghe processioni tra le quali cantavano, in abiti bianchi, decine di ragazze. Esse chiedevano l’elemosina che avrebbero poi donato in offerta per la costruzione del Duomo.

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