C’è un problema che l’emergenza Covid-19 ha fatto passare in secondo piano: il netto calo delle vaccinazioni per l’Herpes Zoster. Sembra un controsenso in un periodo in cui non facciamo altro che parlare di vaccinazioni, ma questo calo mette a rischio un’ampia fetta di popolazione.
É finalmente disponibile anche in Italia il vaccino ricombinante adiuvato contro l’Herpes Zoster, il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”: una malattia che ogni anno colpisce circa 150mila italiani e può causare un dolore molto intenso, talvolta durevole nel tempo, dando luogo in alcuni casi ad una complicanza invalidante chiamata Nevralgia post-erpetica che ha un impatto negativo sulla qualità della vita dei soggetti colpiti. Si calcola che circa 1 individuo adulto su 3 sia a rischio di sviluppare almeno un episodio di Herpes Zoster nel corso della propria vita. L’incidenza e la gravità aumentano con l’età con un incremento dopo i 50 anni, arrivando ad 1 individuo su 2 nei soggetti di età superiore a 85 anni. La malattia può essere debilitante per periodi prolungati, con assorbimento di risorse del Servizio Sanitario Nazionale in termini di visite, accertamenti e cure.
Il vaccino ricombinante adiuvato è stato sviluppato e formulato da GSK per fornire un’elevata efficacia contro l’Herpes Zoster e la Nevralgia post-erpetica, per essere ben tollerato nelle popolazioni ad aumentato rischio di sviluppare la patologia, incluse quelle immunocompromesse, e per offrire una protezione duratura nel tempo.
La scelta di sviluppare un vaccino adiuvato è l’elemento innovativo della formulazione di questo nuovo vaccino. Un adiuvante, infatti, è un componente che stimola la risposta immunitaria innata in modo simile alla naturale risposta agli agenti patogeni. Gli adiuvanti sono progettati per stimolare risposte immunitarie precoci, forti e durature. Anche l’Italia ha contribuito in termini di studi clinici alla registrazione del vaccino ricombinante adiuvato. Nel nostro Paese, infatti, sono stati condotti 5 studi clinici registrativi con il coinvolgimento di 47 centri.
“La lunga tradizione italiana in campo vaccinale e di sanità pubblica ha fatto sì che siamo stati e siamo in prima linea anche nello sviluppo clinico di Shingrix”, ha raccontato Giancarlo Icardi, Professore Ordinario di Igiene dell’Università di Genova. “Come sperimentatori abbiamo per primi constatato non solo la sicurezza, ma anche l‘ottima performance di questo vaccino in tutti i soggetti che sono eleggibili alla vaccinazione contro l’Herpes Zoster”, ha concluso. Ma, tornando alla patologia, qual è la percezione di clinici e pazienti nei confronti dell’Herpes Zoster?
In termini di frequenza, il fattore dominante che favorisce l’insorgenza dell’Herpes Zoster è il declino immunitario dovuto all’età. A rivelarlo è una indagine online condotta su 200 operatori italiani – di cui 100 medici di base, 49 igienisti, 26 infettivologi, 25 diabetologi – rappresentativi di 13 regioni italiane per conoscere il grado di consapevolezza su questa patologia e registrare i tassi di adesione alla vaccinazione. Le Regioni coinvolte sono state Puglia, Lombardia, Sicilia, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Veneto, Marche, Sardegna, Calabria, Basilicata e Umbria. Nell’ultimo mese precedente l’indagine, il 97 per cento degli operatori sanitari coinvolti dal sondaggio ha parlato delle vaccinazioni contro l’HZ con i pazienti. Tra i medici che ne discutono, la metà raccomanda altamente la vaccinazione ai pazienti dai 50 anni in su, dato che sale a 2/3 per i pazienti over 70. Infine, gli operatori sanitari discutono in media del vaccino contro l’HZ con 254 pazienti al mese. Tra i pazienti, invece, l’indagine ha coinvolto un campione di 297 soggetti tra i 65 e i 75 anni (età media 69 anni), disponibili a ricevere le vaccinazioni, tutti consapevoli degli effetti del cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio, di cui il 55 per cento uomini e il 45 per cento donne.L’82 per cento dei soggetti sarebbe molto propenso a ricevere una vaccinazione contro l’Herpes Zoster. Ciò nonostante, la possibilità di sviluppare la patologia è ritenuta improbabile dal 62 per cento degli intervistati e circa 1 su 3 non sa se sia a rischio di contrarre l’Herpes Zoster in futuro. Infine, tra gli intervistati – per l’84 per cento pensionati, il 10 per cento ancora lavoratore a tempo pieno o parziale e il 6 per cento non occupato –1 persona su 5 ne ha sofferto ma solo il 5 per cento ha ricevuto il vaccino.
“L’Herpes Zoster è una malattia determinata dalla riattivazione del virus della varicella con manifestazioni cliniche tipo rash ad evoluzione vescicolosa” – ha ricordato Roberto Bernabei, docente di Medicina interna e Geriatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che ha poi aggiunto – “Gli anziani–1/100 degli ultrasessantenni ne vengono colpiti – sono un target favorito perché hanno un sistema immunitario compromesso o comunque meno efficiente. Su questa premessa si sviluppa l’Herpes Zoster e soprattutto la sua complicanza più seria, la Nevralgia post-erpetica – 1/10 ne sono colpiti tra i soggetti infetti adulti– spesso resistente alla terapia. Altre complicazioni come la localizzazione oftalmica, le sovrainfezioni batteriche o la paralisi dei nervi periferici fanno dell’Herpes Zoster un pericolo forte per la qualità della vita, resa dal virus miserevole. Motivi per cui è importante poter disporre di un nuovo vaccino efficace”.