Il CD che proponiamo e che vede protagonista Claudio Fasoli al sassofono non va affrontato con troppa leggerezza. Siamo di fronte a un artista importante che non segue schemi precostituiti nel fare jazz. Il suo percorso creativo, ormai lungo più di mezzo secolo, è sempre stato orientato alla sperimentazione.
Si badi, però, mai fine a se stessa, bensì attenta a cogliere, ove possibile, elementi nuovi, melodici e armonici, in grado di interpretare coerentemente la realtà del messaggio. Senza fronzoli o narcisismi, ma cercando di esprimere in ogni suono che Fasoli elabora l’essenza più autentica, anche a costo di apparire, in certi casi, come avrebbe detto il poeta, “scabro ed essenziale”.
Le esperienze del passato – come non ricordare negli anni Settanta il gruppo Perigeo – non si rinnegano. Certe fascinazioni dodecafoniche non è facile metterle a tacere. Ma Fasoli sfrutta tutte le sue esperienze per tradurle in un filo conduttore che rinnova e potenzia il suo personale sound.
E ciò gli riesce bene grazie anche al contributo di tre elementi, come Simone Massaron alla chitarra elettrica, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e Stefano Grasso alle percussioni che introducono elementi elettroacustici in grado di rendere le prestazioni dell’insieme “aggressive e maiuscole”, come le definisce l’esperto Sandro Cerini.
Il Jazz di Fasoli, anche se può sembrare un paradosso, nasce da scelte ponderate nelle quali l’improvvisazione è un elemento che risponde a regole interiori per sfuggire al già sentito, al déjà entendu.
Claudio Fasoli, va ricordato, è stato autore di un bel libro dal titolo “Inner Sounds” in cui ha raccolto numerose testimonianze di vita e racconti di esperienze musicali che ne hanno caratterizzato la carriera.
Quello che colpisce in particolare nel suo lavoro è l’attenzione al silenzio, inteso come spazio fonico, ricco di potenzialità. Il silenzio, in altri termini, per lui è la capacità di trovare il momento giusto, di cogliere l’espressione più adeguata, evitando di cadere nell’ovvietà e nella ripetitività o scivolare in certi eccessi esibizionistici – che purtroppo nel jazz non mancano e spesso sono difficili da contenere – ma contemporaneamente avere il coraggio di affrontare il rischio che ciò comporta. Il titolo del CD Hasard sta a confermare questa idea.
Il CD, prodotto dalla Abeat Records, contiene nove pezzi tra i quali si alternano brani in cui emergono le qualità dei diversi esecutori con ampi spazi ad “a solo” di pregevole fattura. Qualche assaggio lo potrete ascoltare cliccando qui