Gli spagnoli a Milano e il cardinale Federico Borromeo

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Il corso di porta Romana, nel Seicento, torna a rivestire un importante ruolo. Infatti, è la grande via che conduce al centro cittadino, così come avveniva ai tempi di Roma.

Qui sfilano in primavera diversi carri per celebrare il carnevale, mentre a piedi vengono affiancati da uomini in maschera e da una fila di giovani che cantano allegramente. Più indietro, diversi anziani ammirano contemporaneamente gli imponenti palazzi, costruiti in questo corso dalla facoltosa nobiltà milanese.

Si nota che, da diversi balconi (quasi fossero una sorta di palchi) occhi curiosi osservano lo svolgersi dei cortei, forse anche per mettersi in mostra. I festeggiamenti relativi alle più importanti occasioni, al di là dei cortei mascherati, durano in genere tre giorni. Brindisi con vini generalmente di poco valore, si susseguono per strada, accompagnati da vari gusti di frutta secca.

La gente chiacchiera spesso in tali occasioni e si domanda come mai non si siano più viste a Milano teste coronate spagnole sin dai tempi di Filippo II. Ricorda tuttavia la presenza in città di sua altezza Maria Margherita, da poco sposa di Filippo III, alla quale verrà dedicato un arco di trionfo in pietra, ossia quello ancora oggi visibile presso porta Romana, costruito dall’architetto Aurelio Trezzi (1563 – 1626).

Abbandoniamo le persone festanti in corteo per ricordare che la guarnigione spagnola è sistemata molto bene presso il Castello Sforzesco. Si allena atleticamente per tenersi in forma e si esercita puntualmente con le armi. Al Castello sono state svecchiate le principali fortificazioni, mentre i fossati attorno al maniero sono stati rimessi in ordine.

In questi anni merita una menzione particolare il cardinale Federico Borromeo, il quale non solo si preoccupa di tenere in vita le grandi opere eseguite dal cugino Carlo Borromeo (vedi ad esempio il Collegio Elvetico e il Collegio di Brera), ma da’ vita a un’istituzione decisamente di spicco: la Biblioteca Ambrosiana (1607), ove raccoglie tra l’altro libri di elevato valore, tanto da essere ricordata come una delle più importanti d’Italia.

Purtroppo, il cardinale Federico deve sopportare l’angosciosa pena causata dagli innumerevoli morti della peste del 1630, ampiamente descritta dal Manzoni. Sono testimoni di questo tragico evento le cosiddette “colonne processionali” e citiamo quella del Verziere (in largo Augusto), del Leone (piazza San Babila) e quella davanti alla chiesa di San Nazzaro (corso di Porta Romana). Alle loro basi vengono allestiti altari in legno per potervi celebrare messe all’aperto.

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