Nata nel 1920 ad Alassio, con il cognome Re, da una famiglia piemontese, laureata a pieni voti in filosofia, molto attiva nella Resistenza tra i partigiani di Giustizia e Libertà, oratrice assai sciolta e determinata, si impegna nel sociale per passare più tardi alla politica, ove viene nominata assessore all’Istruzione a Milano, nelle file del Pri.
Nel 1943 si era sposata con Ugo Mursia, un siciliano piuttosto chiuso nel suo mondo di vecchi manoscritti, con il quale condurrà un’esistenza assai felice per quasi quarant’anni. Alla fine della guerra fonda con lui, “con quattro soldi e lavorando come cani”, l’azienda “Ugo Mursia editore”.
Per la verità, appena iniziata la vita coniugale, Giancarla Mursia avrebbe voluto diventare una tranquilla donna di casa, come dichiarato più volte in diverse interviste, intenta tra l’altro a “fare torte e marmellate e potare dalie in giardino”. Ma l’amore per l’editoria diventa, praticamente da subito, la sua vita vera.
Infatti, come da lei scritto in una nota autobiografica, lavora con costanza assieme al marito “il sabato e la domenica, a Natale e a Pasqua, senza orari, senza soste”. Si rende tuttavia conto di essere stata talmente legata alla sua professione d’aver tolto ai suoi due figli il pieno affetto che si sarebbero meritato.
Li segue scolasticamente molto bene, controllandoli con scrupolo affinché le loro versioni di greco risultino inappuntabili, ma quando si tratta di accompagnarli fuori, nei momenti di relax, per giocare a tennis o per mettere gli sci ai piedi, lei è assente e li affida perciò ad una persona di fiducia.
E la sua passione per i libri, condivisa con il marito, sottrae a lei quel generoso abbraccio con la famiglia, abbraccio che avrebbe alquanto addolcito la sua vita così ricca di impegni. Giancarla Mursia ricorda tuttavia con orgoglio “La Biblioteca del Mare”, autentica perla tra le collane pubblicate, e appaiono anche libri per ragazzi, testi scolastici e anche di saggistica.
Certo, si riscontra anche qualche insuccesso, come la collana relativa alla letteratura sovietica. Sussiste però un’affermazione straordinaria e inattesa: la pubblicazione di “Centomila gavette di ghiaccio” di Giuseppe Bedeschi, senz’altro il best seller della Mursia editore. Giancarla trova il libro decisamente triste e anche Ugo non ritiene opportuno pubblicarlo.
E pensano davvero male poiché la prima tiratura, attestatasi sulle 300mila copie, si esaurisce nell’arco di soli due giorni. Senza contare che, dal 1963 sino ad oggi, si sono superati i due milioni di copie.
Negli anni Novanta Giancarla si fa sempre più interprete culturale per la diffusione del libro e a questo proposito si segnala una sua donazione di parecchi testi agli italiani rimasti in Istria, consegnando il tutto alla biblioteca civica di Pola con una significativa manifestazione pubblica.
Riceve da Roma un importante premio, venendo insignita del titolo di “Cavaliere di Gran Croce della Repubblica”. Trascorre con piacere diversi giorni a Cortina d’Ampezzo, ove possiede una casa, felice di potersi immergere con tranquillità nel verde della zona.
Colpita da ictus, perde l’uso della parola rimanendo tuttavia lucidissima. Amorevolmente assistita, ci lascia per sempre in un ospedale milanese nel 2015.