Nata nel 1927 in provincia di Udine, lascia presto la casa dei genitori, quasi a voler testimoniare il suo desiderio di totale autonomia. Dopo aver frequentato il liceo artistico di Firenze, decide di trasferirsi a Milano e qui si iscriverà al Politecnico.
Negli anni Cinquanta riesce a frequentare la generazione di architetti che fa capo a Giò Ponti, quella che conferirà alla nostra architettura una qualità spiccatamente europea, senz’altro di altissimo livello. Innamoratasi della nostra città, si laurea nel 1954 e dirà: “Milano la sento come mia, è la città dove ho studiato (…) qui tanta cultura e tanti incontri possibili”.
Rimane attiva presso l’Università milanese e la sua esperienza in materia raggiungerà il culmine verso la fine degli anni Sessanta. Si unisce al gruppo di Vittorio Gregotti e di Aldo Rossi, ma decide di staccarsene quando osserverà, nel gruppo stesso, diverse rigidità ideologiche (che peraltro aveva abbracciato nei primi anni), rigidità che avrebbero contribuito a immobilizzare, sotto un certo profilo, la ricerca architettonica italiana.
Fa parte della storica rivista “Casabella”, diretta da Ernesto Nathan Rogers, ma ecco che la sua professionalità, senz’altro di ispirazione internazionale, si fonda sulla base di progetti che evidenziano una maggiore flessibilità e soprattutto una straordinaria ricchezza di risoluzioni sciolte e ben scandite.
E proprio in questa fase, Gae Aulenti aderirà a quell’innovativo Neoliberty che identificherà, tra l’altro, una vera e propria contrapposizione all’architettura razionalista. Da notare che Gae, contemporaneamente, non tralascia la sua attività di designer (forse alcuni ricorderanno il caratteristico tavolo in cristallo con ruote), attività che influisce sulle sue opere di architetto e che mette in mostra notevoli processi di carattere realizzativo e tecnologico.
Gae Aulenti lavora anche come scenografa a fianco di Luca Ronconi e mette in scena Euripide, Ibsen, Pasolini, oltre che ad impegnarsi in diverse opere liriche. Ma in quale contesto il talento creativo della donna si esprime meglio ?
A lei piace spaziare nella progettazione di musei e desideriamo ricordare quello d’Arte Catalana di Barcellona, il New Asian Art Museum di San Francisco, il Museo d’Orsay di Parigi, il Museo d’Arte moderna presso il Centro Pompidou di Parigi. Non vorremmo dimenticare l’Istituto italiano di Cultura a Tokyo, le stazioni metropolitane “Museo” e “Dante” della Linea 1 milanese, lo Showroom della Olivetti a Roma e a Parigi.
Il suo profondo aspetto professionale mette in secondo piano la sua biografia. Si sa di un suo lungo sodalizio con Carlo Ripa di Meana, dal quale si allontanerà per l’ideologia politica di quest’ultimo, esageratamente imperniata sulla figura di Bettino Craxi.
Ci lascia a 84 anni nella “sua” Milano, il 31 ottobre 2012, e a dicembre dello stesso anno viene intitolata a suo nome la grande piazza situata nel Centro direzionale delle ex Varesine.