di Carlo Radollovich
L’azienda statunitense Apple, produttrice non soltanto di computer e dispositivi multimediali, ma anche di diversi componenti software, sta per realizzare il suo sogno: la creazione di un megastore in quella piazza, vicinissima al Duomo, che ha preso il nome dal ben noto “stile floreale” sviluppatosi negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Manca ancora l’ufficialità dell’accordo che dovrà essere esteso a tutte le aziende che si affacciano sulla piccola piazza, ma è bene che i cittadini si abituino sin d’ora, purtroppo, alla scomparsa di questo autentico gioiellino, pedonalizzato quattro anni fa, che ha incantato i milanesi e una folla imponente di turisti. In effetti, nel 2015, la Apple aveva già firmato un patto con l’Immobiliare Cinematografica, proprietaria dell’edificio che ospita in loco il cinema Apollo (su parte del quale verrà eretto il megastore), patto che in pratica darà il via allo sventramento dell’artistica piazzetta.
Le trattative formali erano riprese subito dopo le recenti elezioni amministrative e si ritiene che, salvo impedimenti dell’ultima ora, tali trattative possano andare definitivamente in porto entro questo mese. Si farà il possibile per avviare i cantieri a fine dicembre e, così si dice, si è poi intenzionati a chiuderli entro il 2017.
Come apparirà al pubblico il gigantesco megastore della Apple? Il progetto, ovviamente sottoposto al parere della Sovrintendenza alle Belle Arti, descrive un’ampia scalinata che occuperà l’intero spazio della piazzetta e scenderà flessuosamente sino a circa dieci metri sotto il livello stradale, aprendosi poi su artistiche cascate d’acqua che risulteranno ben visibili anche da corso Vittorio Emanuele.
Insomma, un fascio di ulteriore modernità ammalierà l’intera zona, questo è vero. Ma l’eccessivo afflusso di pubblico potrebbe far rimpiangere la tranquillità, la riacquistata e ritrovata serenità di uno scorcio di piazza per tutti coloro che, sino a qualche minuto prima, erano immersi nel tormentoso via vai di piazza Duomo?
Se ne riparlerà quando il lucido megastore, ultimato, attraverso gli occhi della sua nuova costruzione osserverà, probabilmente, vecchi milanesi dal viso piuttosto imbronciato per aver perso un prezioso angolo della bella Milano… Colpa di quanto è stato intrapreso nel nome degli affari e della commercialità?