venerdì, Novembre 22, 2024
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FRANCESCO E IGNAZIO: CONTINUITÀ TRA DUE GRANDI SANTI

di Ugo Perugini

Alla Libreria “Terra Santa” in via Gherardini 2, dietro l’Arco della Pace, si è svolto qualche giorno fa un incontro con Alessandro Zaccuri (nella foto), giornalista di “Avvenire”, e autore di un agile libretto dal titolo “Francesco. Il Cristianesimo semplice di Papa Bergoglio” (Il melangolo, Genova, 6 euro).

E’ vero quello che sostiene Alessandro Zaccuri . Quando Bergoglio, gesuita, è stato eletto al soglio pontificio e ha preso il nome di Francesco è sembrato a molti, intellettuali e no, un’operazione contraddittoria. La tradizione vuole che tra gesuiti e francescani non sia mai corso buon sangue.

Ecco, allora, che Zaccuri, prendendo spunto da questo apparente paradosso cerca di dimostrare con argomentazioni parecchio suggestive che si avvalgono anche di alcune considerazioni su famose opere artistiche, i numerosi collegamenti che legano le figure di Francesco e di Ignazio di Lojola, i due fondatori degli ordini.

Zaccuri parte esaminando un dipinto di grande impatto (non solo per le dimensioni, quasi due metri) ma anche per l’originale potenza evocativa della figura ritratta: il San Francesco di Zurbaràn, pittore spagnolo, amico di Velasquez e considerato, per certe caratteristiche, vicino alla pittura del nostro Caravaggio.

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La figura nascosta nel saio non mostra il viso, celato dal cappuccio, ma solo le mani e i piedi, senza stimmate. All’altezza del petto tiene un teschio capovolto, quindi non nella posizione di Amleto, nell’intento di rappresentare il centro drammatico della sua riflessione, cioè il bisogno di introspezione, di conoscenza di sé. La stessa esigenza che si riscontra negli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio.

Bisogna considerare, inoltre, che sia Francesco che Ignazio avevano in comune un’esperienza militare che condizionerà un certo modo di affrontare la vita, rispettando le regole e soprattutto preparandosi giorno dopo giorno allo scontro con il nemico.

Naturalmente, il comune nemico è Satana. E qui Zaccuri cita altre opere pittoriche cariche di forti simbologie come la Pala Montefeltro di Piero della Francesca e la predica e morte dell’Anticristo di Signorelli. La battaglia a cui si deve essere sempre pronti è quella interiore, spirituale che si può combattere solo rinunciando all’uso delle armi. Il cristianesimo non è una corazza che mette al sicuro dagli attacchi del mondo ostile.

Nella Pala Montefeltro accanto al committente, ricoperto quasi interamente della corazza, ad esclusione della testa e delle mani, c’è un Francesco completamente disarmato che mostra la ferita del costato, altra assonanza con il verso 13 della preghiera “Anima Christi” “In tua vulnera…”. E il messaggio di Francesco è proprio questo, la consapevolezza di essere nudi nei confronti della vita, perché così è l’essere umano quando nasce, perché questa è la sua condizione vera.

E da questa visione nasce anche quella della semplicità, del cristianesimo come strumento naturale di comunicazione diretta, senza nascondimenti, senza filtri. Francesco è più narratore, più poeta, Ignazio insegna a immedesimarsi, a trovare le chiavi giuste per rappresentarsi (imparare quasi a fare teatro) non per dissimulare ma per far giungere in modo più efficace possibile il messaggio a chi ci ascolta. Due santi, quindi, per certi aspetti diversi ma molto più vicini di quanto si possa immaginare.

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“Terra santa”, oltre che libreria, è un’editrice cattolica, francescana, che organizza numerose iniziative per le persone interessate. Da segnalare un ciclo di incontri sui grandi cammini della fede della tradizione cristiana: in particolare, il prossimo incontro di questo ciclo sarà sabato 15 novembre e si parlerà di un cammino in Terra Santa sui passi di Gesù, che congiunge le due città in cui ha vissuto il Messia, Nazaret e Cafarnao.

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