sabato, Novembre 23, 2024
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Il fiume Ticino quasi in secca

di Carlo Radollovich

Le torride temperature di questo mese mettono in seria difficoltà non soltanto i nostri fisici, compresi i più robusti, ma anche uno dei fiumi lombardi più rappresentativi: il Ticino.

In effetti, qualora la situazione non migliorasse e dal lago Maggiore non si facesse defluire una sostanziale riserva d’acqua, rischieremmo, nel giro di otto/dieci giorni, di non poter più irrigare i campi in modo soddisfacente, mettendo in crisi circa seimila aziende agricole.

A proposito delle acque del lago Maggiore, è ancora in vita, da oltre settanta anni, un accordo tra Italia e Svizzera che prevede riserve che si rivelano del tutto insufficienti per particolari periodi di siccità. Il clima è cambiato rispetto agli anni Quaranta e ci auguriamo sinceramente che tale accordo possa essere rivisto con tempestività.

Al di là delle elevate temperature che, come si accennava, mettono in condizione precaria il Ticino (basti pensare che a Vigevano il fiume è oggi sotto di un metro rispetto ai normali livelli e, al Ponte della Becca, addirittura di tre), ci sono pure da considerare gli elevati consumi di Expo che, globalmente, si attestano addirittura su 250mila metri cubi al giorno.

Va inoltre ricordato che anche alcune specie di pesci correrebbero seri pericoli poiché, per effetto di questa anomala penuria del prezioso liquido, si sta purtroppo verificando un consistente aumento di nocive mucillaggini.

Infine, sembra fuori da ogni logica considerazione doverlo ammettere, ma un concreto aiuto potremo riceverlo soltanto da Giove Pluvio, per impedirci di subire conseguenze assai negative ed evitare danneggiamenti ai campi di mais e all’agricoltura in generale. Peccato che, almeno per questa settimana, non siano previste precipitazioni.

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