venerdì, Aprile 19, 2024
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Anche il cervello invecchia

di Stefania Bortolotti 

Intervista a: Giancarlo Comi

Professore di Neurologia, Direttore Dipartimento Neurologico e Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE), Istituto Scientifico San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

Past President SIN – Società Italiana di Neurologia

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prof. Giancarlo Comi

Professore, il cervello è l’organo più complesso del corpo umano, che regola e controlla, eppure gli dedichiamo molta meno attenzione e “manutenzione” rispetto ad altre parti del corpo. Perché invece è importante mantenere in forma il cervello?

Il motivo è molto semplice: noi siamo il nostro cervello, il cervello è l’essenza della nostra vita e della nostra persona, ciò che rende diverso l’uomo da ogni altro essere vivente sulla Terra. Solo il cervello umano è capace di programmare, di fantasticare, di proiettarsi nel futuro, di organizzare…

Proprio per questo, dobbiamo curarlo e proteggerlo: è quasi un miracolo che il nostro cervello riesca a mantenersi così bene e a lungo nonostante gli insulti che riceve dall’ambiente esterno. Oggi, con l’allungamento della speranza di vita, dobbiamo avere ancora più attenzione nei confronti del nostro cervello, almeno la stessa che riserviamo agli altri organi. Cosa significa, in concreto? Decine di ricerche e studi dimostrano che il cervello è un organo in continua evoluzione, dotato di enorme plasticità, capace di modificarsi in base a quello che ha intorno e lo influenza. Tutte le nostre capacità intellettuali sono fortemente influenzate dall’ambiente circostante e da quello che facciamo: più la nostra vita è ricca di relazioni, emozioni, contatti e stimoli, migliore sarà l’efficienza del nostro cervello. Se lo abbiamo ben “nutrito” e arricchito nel corso della nostra vita, ne vedremo i frutti nell’età avanzata. Invecchiamo in base a come siamo vissuti e a come abbiamo curato negli anni la mente e il corpo. Ricordiamo il detto: mens sana in corpore sano, ebbene niente è più vero, il movimento potenzia la funzionalità cerebrale, ogni volta che facciamo un’attività, fisica o di altro tipo, spalmiamo un balsamo sul nostro cervello. Dobbiamo vivere nel migliore dei modi perché il cervello è l’espressione del nostro stile di vita. Persino la forma esterna del cervello cambia a seconda di come lo curiamo: continui stimoli producono collegamenti sempre più numerosi che facilitano le singole funzioni.

Qual è l’utilità di progetti e iniziative come Brainzone, che diffondono nella popolazione generale l’informazione e la “cultura” sul cervello e il suo funzionamento?

Brainzone è un progetto che racchiude elementi scientifici e didattici veicolando alla popolazione alcuni concetti fondamentali sulla salute del nostro cervello: spiegare attraverso concetti semplici e chiari cos’è questo organo, come funziona, come grazie al cervello ci muoviamo, vediamo o parliamo, permette di comprendere l’importanza per noi vitale del cervello e capire quanto sia essenziale mantenerlo in salute.

Anche il cervello invecchia: cos’è l’atrofia cerebrale, come si manifesta e quali sono le cause, patologiche e non?

Facciamo un esempio: tutti noi possiamo vedere come la nostra pelle invecchi nel tempo, andando incontro a una perdita di elasticità e diventando più sottile, e sclerotizzi. Lo stesso processo avviene nel cervello, che progressivamente perde elasticità e numero di neuroni. Oggi possiamo misurare il volume dell’intero cervello e possiamo anche misurarne la riduzione. Questo processo inizia in modo molto lento dai 20-25 anni, l’età in cui si comincia a perdere il 2 per mille del volume cerebrale ogni anno. La progressiva perdita di cellule cerebrali, i neuroni, dà luogo a una progressiva trasformazione della struttura del sistema nervoso; tuttavia siamo molto fortunati perché a questa progressiva perdita di volume per molto tempo non corrisponde un declino delle funzioni cognitive. Come dicevo, il cervello è plastico ed è in grado di compensare i suoi deficit: in presenza di perdita di neuroni, gli altri neuroni imparano a lavorare di più e meglio anche se in numero inferiore; in particolare quelli deputati ad elevate funzioni migliorano le capacità organizzative, mentre quelli meno strategici si perdono prima. Se una persona ha ben vissuto e ha rispettato il suo cervello, l’atrofia evolverà meno velocemente e le funzioni intellettuali si conserveranno meglio. L’atrofia cerebrale può invece essere accelerata quando insorgono patologie neurologiche.

Professore, qual è la correlazione tra atrofia cerebrale e patologie neurologiche come malattia di Azheimer, malattia di Parkinson e sclerosi multipla? In che misura la possibilità di valutare e trattare la perdita di volume del cervello può favorire il miglioramento delle funzioni cognitive e il mantenimento delle abilità dei pazienti?

In tutte queste malattie c’è un certo grado di atrofia e bisogna dire che la relazione tra questo processo e alcune patologie è di grande interesse. Nel paziente con sclerosi multipla, ad esempio, l’atrofia sembra essere tanto più accelerata quanto più grave è la malattia e in qualche modo predice anche l’evoluzione futura della malattia. L’atrofia cerebrale è pertanto divenuta un marcatore importante anche dell’efficacia delle terapie di questa malattia: se un farmaco si prefigge di garantire un futuro migliore a una persona colpita da una malattia neurodegenerativa dovrà dimostrare di essere in grado di frenare l’incremento di atrofia cerebrale. Di ciò vi è già oggi prova con alcuni farmaci utilizzati nella sclerosi multipla che si sono rivelati assai efficaci nel proteggere dall’atrofia cerebrale garantendo così una migliore efficienza cognitiva.

 

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