di Carlo Radollovich
Quel 12 aprile 1920, sui bastioni di Porta Venezia, si tagliava un nastro che inaugurava la prima Fiera Campionaria di Milano. Non era stata allestita in comodi locali bensì in capannoni di legno che, sino ad un paio di anni prima, avevano ospitato diversi profughi provenienti dalla dolorosa disfatta di Caporetto. Ma gli espositori sono numerosi (circa 1200) e da subito vengono avviate, con successo, trattative per effettuare vendite e impostare scambi commerciali.
L’anno successivo gli espositori salgono a 1950 circa, di cui 700 provenienti dall’estero, dislocati su un’area di 30mila metri quadrati, comprendendo anche gli spazi reperiti in viale Maino. Si notano interessanti segni di una pubblicità che via via si fa sempre più corposa. In molti fermano la propria attenzione su scarpe gigantesche che accolgono al loro interno non soltanto curiosi, ma anche mamme con i loro bambini. Vengono presi d’assalto alcuni modelli d’auto che fanno letteralmente sognare gli appassionati.
Nel 1922 si nota purtroppo un calo di presenze, ma ciò viene in parte causato dall’intricata situazione politica venutasi a creare e che sarebbe poi sfociata nella marcia su Roma dell’ottobre 1922. Ma all’inizio del 1923 importanti segnali dicono che si ritornerà agli originari albori fieristici. Si cercano ulteriori spazi e si traslocherà nell’estesa piazza d’Armi, ove i vecchi capannoni in legno si trasformeranno in vere e proprie costruzioni in muratura.
In effetti, anno dopo anno, gli espositori dispongono di ambienti sempre più capaci nell’ospitare commercianti e visitatori, tanto che nel 1930 entrano in Fiera due milioni di persone circa su una superficie che sfiora i 100mila metri quadrati. Le curiosità non mancano: alcuni addetti, con la finalità di reclamizzare le gomme Michelin, si trasformano in omini “vestiti” di pneumatici, mentre una mucca di notevoli proporzioni pubblicizza prodotti caseari. Ma anche un telefono, pure gigantesco, reclamizza le comunicazioni telefoniche della Stipel (antesignana della Sip).
Purtroppo, la vita della grande manifestazione milanese viene sospesa nel 1943 a causa della guerra. E quando riapre (1946), gli spazi si riducono a 50mila metri quadrati circa a causa degli intensi bombardamenti subiti. E negli anni della ricostruzione saranno edificati, tra gli altri, il Palazzo delle Nazioni e il modernissimo ingresso di piazza Giulio Cesare.
Nel 1947 la Rai realizza in Fiera un collegamento con il Teatro alla Scala e dagli schermi qui installati si possono gustare pezzi di opere liriche. Tutto prosegue all’insegna della più sfavillante modernità tanto che, negli anni del boom economico (’60 e ’70) le nostre imprese affermano sempre più la loro capacità d’azione in moltissimi settori.
Il resto si riconduce alla cronaca più recente. La Fiera, nel 1987, apre un grande padiglione a Lachiarella e successivamente, nell’area ex Agip tra Pero e Rho, ecco nascere il nuovo polo fieristico (anno 2005), inventato e realizzato da quell’estroso architetto romano che si chiama Massimiliano Fuksas.