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Febbraio 1489: nozze Isabella d’Aragona / Gian Galeazzo Sforza

Figlia di Alfonso II di Napoli e di Ippolita Maria Sforza, dal carattere assai fiero e con particolare attitudine al comando, sta per convolare a giuste nozze con Gian Galeazzo Maria Sforza. Giunge ad Abbiategrasso da Vigevano per poi sostare a Gaggiano sulle acque del Naviglio.

La piccola “flotta” nuziale prosegue per la chiesa di San Cristoforo, che molti milanesi conoscono assai bene, tra colori e festosità che gli storici Tristano Calco e Jacopo Trotti descrivono in modo particolarmente vivo. Le imbarcazioni di gala, che superano in grandezza i comuni barconi, sono protette da particolari coperte, anche se alcune dame si lamentano per il gran freddo.

Per non togliere luce al loro interno, si sono sistemate piccole finestre alle tende, gli interni sono stati accuratamente dipinti e spiccano gli stemmi dei duchi. Sono stati tesi sui pavimenti tappeti molto soffici e i sedili ricoperti con tessuti di seta. Al di fuori delle imbarcazioni si erge l’immagine di un moro che nella destra reca uno scudo su cui sono stati raffigurati gli sposi e nella sinistra ecco apparire il classico biscione.

Sulle fiancate si osservano drappi e nastri colorati, che sventolano in modo armonioso. Ed ecco che molte personalità giungono a San Cristoforo, distante “due o tre miglia da Mediolano” come scrive il Trotti, per omaggiare la futura sposa. In seguito, tutti i componenti del corteo giungono al Castello, per poi proseguire, il mattino successivo, verso la Cattedrale. Al suo interno non si contano diversi tappeti pregiati, panni artistici e festoni di ginepro.

La tribuna di sinistra è riservata alle dame, con al centro Isabella, mentre davanti al Duomo sono visibili alcuni archi “triomphali”. La Santa messa viene celebrata dal vescovo di Piacenza, attorniato da coristi che intonano subito canti sacri, mentre il sermone viene affidato al vescovo di San Severino. Terminati i riti relativi allo sposalizio, conclusosi “cum grande gaudio et applauso”, Isabella e il marito raggiungono il Castello di Vigevano.

Questa residenza diverrà dimora ufficiale del duca di Milano e della consorte aragonese. Ma la vita di Isabella, in campagna, diventa triste e quasi penosa. Piange perché le amiche napoletane sono tutte rientrate al sud e il coniuge non le riserva le attenzioni promesse.

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