di Stefania Bortolotti
L’allergia è un problema di salute pubblica di portata pandemica che colpisce oltre 150 milioni di persone in Europa, rappresentando dunque la malattia cronica più frequente
La proteina Pru p3, l’allergene principale della pesca, può aiutare a comprendere come si scatenano le allergie alimentari, allo scopo di offrire un trattamento adeguato.
Uno studio sull’asma indica che i primi tre anni di vita sono cruciali in termini di perdita della funzionalità polmonare.
Fino all’11 giugno, oltre 300 medici e sperimentatori provenienti da 40 Paesi diversi si daranno appuntamento a Copenaghen (Danimarca) in occasione della 33ª edizione del Congresso annuale dell’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI). L’incontro vedrà un dibattito sulle novità nell’ambito dell’allergia, una malattia che colpisce oltre 150 milioni di europei e che rappresenta, quindi, la malattia cronica più frequente.
Gli studi che verranno presentati, alcuni dei quali ancora inediti, toccano diversi aspetti correlati all’allergia: dalle manifestazioni allergiche quali l’asma e l’allergia alimentare, alle modalità di trattamento quali l’immunoterapia, fino alle branche specialistiche come la dermatologia e la pediatria.
Un passo importante nel trattamento dell’allergia alimentare
Tra gli studi condotti, quello realizzato dal Centro di Biotecnologia e Genomica delle Piante dell’Università Politecnica di Madrid (Spagna) ha analizzato la capacità di un allergene alimentare della pesca di attraversare la barriera intestinale. La suddetta analisi aiuterebbe a spiegare la sua elevata capacità allergenica e la sua rapida diffusione nell’organismo, considerando che l’assorbimento intestinale delle proteine alimentari può scatenare reazioni allergiche.
In concreto, mediante l’analisi della cinetica di trasporto e di quella delle risposte cellulari prodotte, è stata studiata l’interazione tra l’epitelio intestinale e la proteina Pru p3, l’allergene principale della pesca. La scelta è ricaduta su questa proteina perché è considerata un prototipo della famiglia degli allergeni noti come LTP (Lipid Transfer Proteins; proteine di trasferimento lipidico), largamente diffusi nel regno vegetale (frutta, ortaggi, cereali, frutta secca e pollini).
“I risultati ottenuti rappresentano un progresso verso la delineazione dell’importanza rivestita dalla Pru p3 come agente sensibilizzante. Il follow-up realizzato in relazione a questa proteina ci consente di comprendere meglio come si scatenano le allergie alimentari e, conseguentemente, di semplificare lo sviluppo di trattamenti specifici”, afferma Cristina Gómez Casado, autrice principale dello studio.
Attualmente, il trattamento antiallergico consiste nell’evitare l’ingestione di tale proteina; una pratica che non risulta efficace contro la possibilità di reattività incrociata, ovvero la reazione ad alimenti contenenti proteine della medesima famiglia.
Prevenzione precoce dell’asma
Conoscere il momento in cui si produce il deterioramento della funzionalità polmonare è fondamentale per prevenire malattie respiratorie quali l’asma, ottenendo così un beneficio rilevante in termini di salute della popolazione generale e di costi sociali causati da tale patologia, la cui prevalenza è pari al 5%.
Tuttavia, le difficoltà pratiche relative alla valutazione della funzionalità polmonare in età prescolare limitavano l’adozione di misure preventive sino al momento dell’insorgenza. Uno studio condotto su 341 bambini dalle quattro settimane di vita fino ai sette anni suggerisce che i primi tre anni di età sono cruciali in termini di perdita della funzionalità polmonare correlata all’asma.
“Il nostro studio si distingue dagli altri poiché è stato caratterizzato da un attento follow-up dei bambini realizzato a partire dalla nascita, mediante delle valutazioni costanti della funzionalità polmonare e la registrazione dei sintomi. I dati del nostro studio indicano che il deficit della funzionalità polmonare correlato all’asma si sviluppa nei primi tre anni di vita e, pertanto, la ricerca futura dovrebbe concentrarsi su questo periodo critico della vita”, sottolinea il Professor Hans Bisgaard, membro del Copenhagen Prospective Studies on Asthma in Childhood (COPSAC).
I risultati mostrano che i bambini colpiti da asma a sette anni avevano sviluppato una resistenza maggiore delle vie aree prima dei tre anni di età, indipendentemente dalla funzionalità polmonare neonatale.
Il vasto programma di presentazioni del Congresso annuale dell’EAACI comprende degli abstract di elevato valore scientifico. Per maggiori informazioni, consultare il sito web www.sessionplan.com/eaaci2014.