Figlia primogenita di quel grande storico, scrittore, filosofo e politico che fu Benedetto Croce, Elena nacque a Napoli nel 1915 e a vent’anni si era già laureata in giurisprudenza a pieni voti.
Trasferitasi a Capri in tempo di guerra con tutta la sua famiglia, si stabilì più avanti a Roma, ove scrittori e artisti di ogni parte d’Europa frequentavano il suo salotto. La sua conversazione era decisamente brillante, molto comunicativa e sempre piacevole, mettendo in evidenza una non comune preparazione culturale.
Molto superstiziosa, eliminava dalla sua biblioteca tutti quegli autori che, secondo il suo metro di giudizio, riteneva apportatori di sventura. Tuttavia, malgrado queste sua credenza, il suo spirito allegro e sempre aperto non ne veniva assolutamente intaccato.
Assieme al marito Raimondo Craveri, storico di apprezzato valore, diresse tra il ’48 e il ’55 la rivista “Lo spettatore italiano”, impostando i propri articoli, a seconda delle necessità, tra politica e letteratura.
A proposito di letteratura, approdò a quella italiana dopo avere acquisito importanti esperienze, attinte al mondo estero. Tra le varie opere, apprezzò in particolare Goethe e Cervantes.
Ricordiamo l’interessante produzione di Elena Croce, a cominciare dal 1951, con “Poeti e scrittori dell’ultimo Settecento”. Si impegnò al massimo tra gli anni Sessanta e la prima metà degli anni Ottanta, pubblicando tra gli altri “Lo specchio della biografia”, “Poeti del Novecento”, “Lo snobismo liberale, “La lunga guerra per l’ambiente”.
Sarebbe lungo elencare tutti i suoi saggi di critica letteraria, le biografie e le memorie familiari, tra le quali spiccano i suoi libri “Ricordi familiari” e “L’infanzia dorata”. Inoltre, non vorremmo mancare di citare “Silvio Spaventa”, patriota e politico, ministro dei Lavori pubblici nel secondo governo Minghetti. Elena lo dipinge in modo forse un po’ troppo severo, sottolineando la sua rigorosa personalità, inquadrata in una cultura laica.
Gli scritti di Elena Croce si concludono negli anni 1985/1986 con le “Due città” (si tratta di una straordinaria rievocazione dei centri storici di Roma e Napoli) e con “Il romanticismo spagnolo. La splendida eredità di un romanticismo povero”.
Dava a tutti i suoi libri scarsa importanza e ne parlava assai poco con amici e parenti.
Si narra che mostrò di ritenersi assai offesa quando un critico letterario la paragono a Mariù Pascoli, notoriamente prodigatasi per tutta la vita a sostegno delle opere del padre Giovanni. Infatti, Elena non si atteggiò mai a superattiva custode della memoria paterna, anche se i suoi rapporti con il padre Benedetto furono sempre assai validi, solo qualche volta turbati da alcuni atteggiamenti un po’ rudi da parte di lui.
Dopo una lunga malattia, ci lasciò per sempre nel novembre del 1994.