La prima donna sindaco di una grande città (Palermo), nasce a Trapani nel 1928. Molto intelligente e di spiccate doti organizzatrici, si diploma presso il liceo Ximenes della sua città natale e si laurea in medicina, a Palermo, nel 1951.
Consegue la specializzazione in pediatria nel 1954 e diventa addirittura primario quando le donne di preparazione universitaria, in Sicilia e non solo, venivano spesso chiamate “signore”, ignorando il loro titolo accademico.
Ma si dedica anche ad un’altra sua grande passione: la politica, intesa principalmente come mezzo per sconfiggere la mafia, sin da quando è consigliere comunale per poi essere eletta sindaco. Sul Corriere della Sera del 26 gennaio 1987, con un articolo dal titolo ”Contro la mafia, in nome della legge”, Leonardo Sascia ricorda che ”Il Comune di Palermo, per la prima volta, sindaco Elda Pucci, si è costituito parte civile in un processo di mafia”.
Lei subisce purtroppo aggressioni da parte del mondo mafioso, è attaccata con minacce e la sua casa viene fatta saltare con una carica di tritolo. Incredibilmente abbandonata dal suo partito, la DC, è poi recuperata dal repubblicano La Malfa e dal liberale Zanone, tanto che sarà presto eletta al Parlamento europeo.
Elda Pucci, sempre coraggiosa e combattiva, continua tuttavia a definirsi ”persona serena, con un’infanzia che è stata ricca di docilità, rimasta dentro tranquilla (…)”. Ancora prima delle continue battaglie contro la mafia, lei si dichiara testimone dei mali della sua Sicilia e quasi a sorpresa si sente rimasta ancora in vita, al contrario di Falcone e Borsellino, forse perché e’ donna.
A Bruxelles, con tutte le energie di cui dispone, fa sua la lotta contro il crimine, auspicando la nascita di un corpo di polizia sovranazionale, adeguatamente preparato per contrastare efficacemente il crimine organizzato.
La sua profonda saggezza le consente, tra l’altro, di criticare l’attuale società civile, responsabile secondo lei di avere originato una classe politica non sempre destinata a operare con continuità a difesa del cittadino e spesso prigioniera di interessi opportunistici.
Intristita e amareggiata per la vile strage di magistrati e poliziotti che insanguina l’Italia nel corso degli anni Ottanta, continua in ogni caso a lottare contro le mafie, sino a guadagnarsi il titolo di ”lady di ferro”. Afflitta da un male incurabile, peggiora nell’estate del 2005 e si spegne nell’ottobre dello stesso anno.